L’8 marzo, Giornata Internazionale della Donna, è occasione per ricordare il percorso storico nella lotta per i diritti e l’emancipazione femminile, gli obiettivi progressi ma anche tutto quello che ancora tanto resta da fare in termini di gap economico, indipendenza sociale, qualità della vita delle donne che in molti paesi, l'Afghanistan tra tutti, è in ogni modo contrastata persino nell'istruzione. Un antico slogan dice “Bread and Roses” (“Pane e Rose”): il “pane” di salari dignitosi, le “rose” diritto a una vita dignitosa e alla giustizia sociale.
Per rompere il soffitto di cristallo, inizia dal piano terra
Le donne in tutto il mondo hanno un rendimento eccellente quando si tratta della loro istruzione. Si laureano a tassi più alti rispetto agli uomini e hanno anche i voti mediamente più alti. Ma poi succede una cosa strana: quando entrano nel mondo del lavoro, perdono immediatamente il loro vantaggio. Quando arrivano le prime promozioni, la discesa continua: per ogni 100 uomini che vengono promossi a manager, solo 81 donne vengono promosse. Questo è ciò che le ricercatrici dell'istituto McKinsey Kweilin Ellingrud, Lareina Yee e María del Mar Martínez chiamano "il gradino rotto", e i suoi effetti si sommano durante la carriera delle donne, facendo sì che restino indietro all'inizio e impedendo loro di recuperare. In The Broken Rung, in uscita in questi giorni in America, le autrici rivelano la causa sottostante del problema: mentre circa metà dei guadagni di una persona nel corso della sua vita derivano dall'istruzione e metà dall'esperienza, gli uomini ottengono più valore dalla loro esperienza rispetto alle donne. Il frutto di questo studio lo possiamo verificare anche nel nostro paese ed è una lente inedita da cui osservare il gap femminile. Come dimostrano le autrici, è anche qui, nell'esperienza di una persona, che risiede la soluzione: come possono le donne costruire il loro "capitale di esperienza" per livellare il campo di gioco e massimizzare il loro potenziale di guadagno e di crescita professionale?
Il libro è costuito sulla base di oltre un decennio di ricerche, conversazioni con più di 50 leader straordinari e sulle loro stesse esperienze personali come ricercatrici e responsabili della divisione diversità e inclusione per il noto istituto statistico americano. Kweilin Ellingrud, Lareina Yee e María del Mar Martínez intrecciano dati sulle potenziali insidie di una carriera con storie stimolanti e istruttive di donne che hanno superato il gradino rotto utilizzando strategie che hanno aumentato il loro capitale di esperienza.
I termini che riflettono i pregiudizi di genere e le barriere incontrate sul luogo di lavoro
Secondo Chiara Chidini, Learner Success Manager di Babbel for Business, il cristallo è una metafora che descrive efficacemente le barriere che le donne affrontano nei contesti professionali: trasparenti, nel senso che spesso non sono facilmente individuabili, difficili da rompere, ma al contempo percepite come fragili. Per questo motivo, è uno degli elementi più ricorrenti nelle espressioni legate al tema della parità di genere in diverse culture:
Soffitto di cristallo: questa metafora simboleggia la sottorappresentazione femminile nei ruoli di vertice delle aziende, dove le donne sono separate da una “barriera invisibile” che le esclude dai livelli più alti delle organizzazioni. In inglese, il fenomeno è descritto con il termine “glass ceiling” (“soffitto di vetro”) ed è stato utilizzato per creare un indicatore, il “Glass-Ceiling Index” (“GCI”), che monitora annualmente il ruolo e l’influenza delle donne nei contesti professionali. Per analogia con il “soffitto di cristallo”, è stato coniato anche il termine “scogliera di cristallo”: una situazione in cui una donna viene più facilmente chiamata a ricoprire ruoli di leadership in momenti di crisi, quando il rischio di fallimento è alto e le condizioni sono già compromesse. In questi casi, chi assume la guida rischia di essere ritenuto responsabile dell'insuccesso, anche se le difficoltà erano preesistenti.
Chambre de verre: questo concetto francese che si può rendere come “stanza di cristallo”, evidenzia i limiti organizzativi che rischiano di confinare le donne all’interno di specifici ruoli o dipartimenti, impedendo loro di accedere ad altre aree chiave dell’azienda. L’immagine della “stanza” evoca la percezione che, pur permettendo alle donne di far parte dell’organizzazione, le si separa da posizioni decisionali e di leadership.
Sticky floor: concetto complementare all’effetto “soffitto di cristallo”, l’espressione inglese tradotta come “pavimento appiccicoso” descrive una situazione lavorativa caratterizzata da scarsa mobilità, che colpisce in particolare le lavoratrici. Questo fenomeno penalizza le donne nell’avanzamento della carriera e nel raggiungimento delle proprie aspirazioni professionali. Proprio come camminare su un pavimento “appiccicoso” rende difficile il movimento, per queste persone può risultare complicato uscire da una posizione “entry-level” ed ottenere promozioni.
Motherhood penalty: traducibile come “la penalità della maternità”, è un termine inglese utilizzato per esprimere lo svantaggio professionale delle madri che alimenta il divario retributivo di genere. Si tratta di una forma di discriminazione che si manifesta principalmente in una riduzione della retribuzione delle donne dopo la maternità, spesso “giustificata” dalla presunta maggiore quantità di tempo dedicata alla cura dei figli e dalla percezione di una minore disponibilità lavorativa, senza che vi sia un adeguato supporto da parte del datore di lavoro.
Mutterkreuz: simbolo di origine tedesca, il concetto di “Croce della Madre” è oggi utilizzato in senso critico per evidenziare le aspettative sociali che potrebbero spingere le donne a privilegiare la maternità rispetto alla carriera, sottovalutando così il proprio potenziale professionale. Il termine ha origini storiche: deriva da un’onorificenza istituita negli anni ‘30 in Germania dal regime nazista, assegnata alle donne che avevano dato alla luce almeno quattro figli, nell’ambito di una politica volta ad incentivare la crescita demografica “ariana” e a rafforzare il ruolo tradizionale della donna come focolare della famiglia.
Queen-bee effect: l’espressione “effetto ape regina” si riferisce ad una situazione in cui una donna in una posizione di potere tende a comportarsi in modo meno collaborativo e solidale nei confronti di altre donne, specialmente quelle che aspirano a raggiungere posizioni simili alla propria. Questo comportamento è spesso interpretato come competitivo, ma riflette una dinamica più profonda: in un sistema patriarcale, le posizioni di leadership femminile sono percepite come limitate, spingendo inconsapevolmente alcune donne a difendere il proprio ruolo a tutti i costi, come un’ape regina.
Mansplaining / Pénisplication / Machoexplicación: il neologismo inglese, che nasce dall’unione del sostantivo “man” (“uomo”) e del verbo “explain” (“spiegare”) al tempo gerundio, ha acquisito una diffusione tale da essere adottato anche in altre lingue, come il francese “pénisplication” e lo spagnolo “machoexplicación”. Questo termine si riferisce al fenomeno per cui alcuni uomini tendono a spiegare le cose alle donne in modo condiscendente, senza considerare il loro punto di vista o il fatto che potrebbero essere più informate o qualificate sull’argomento.
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