Mancava soltanto la data: il proposito di Ursula von der Leyen di sostenere l'automotive inizierà a concretizzarsi con l'atteso dialogo strategico pronto a prendere il via a fine mese. Con ogni probabilità tra il 27 e il 29 gennaio. Da quel momento inizierà la corsa contro il tempo per inserire già nel Clean industrial deal, atteso il 26 febbraio, le prime misure urgenti per scongiurare una crisi ancora più profonda dell'industria stretta tra la tormentata transizione all'elettrico e la concorrenza cinese. Oltre alla minaccia dei possibili dazi di Donald Trump che rischierebbero di gravare sulle catene di approvvigionamento critiche, assestando un nuovo colpo a un comparto che il Ppe di von der Leyen da Berlino è tornato a definire - per bocca dei leader tedeschi Manfred Weber e Friedrich Merz - vitale per l'economia dell'intero continente.
Annunciato a dicembre e rimasto in stallo a causa della brutta polmonite che ha fermato von der Leyen a inizio anno, il dialogo di Palazzo Berlaymont con costruttori e stakeholder partirà sotto la stretta supervisione della tedesca subito dopo gli appuntamenti di Davos, con l'intento di disegnare un piano d'azione industriale capace di bilanciare obiettivi green e competitività. Le prime risposte, nelle rassicurazioni del vicepresidente Ue responsabile per l'Industria, Stéphane Séjourné, arriveranno "entro 40 giorni". L'approccio Ue sarà "pragmatico" con misure per stimolare la domanda europea di auto pulite legate a flotte aziendali, mercato dell'usato, incentivi all'elettrificazione, oltre alla protezione dai maxi-sussidi sleali cinesi. Da Bruxelles però nessuna retromarcia sulle regole: le multe per chi non centra i target di CO2 non si toccano, ma potranno essere aggirate grazie ai pool tra case automobilistiche per compensare eventuali mancanze. E resta confermato anche lo stop a diesel e benzina dal 2035.
Italia e Germania, dal canto loro, restano impegnate a tenere alta la battaglia delle loro industrie di punta. Il ministro Adolfo Urso si prepara a una nuova offensiva martedì a Strasburgo, dove incontrerà i vicepresidenti della Commissione Ue Raffaele Fitto ed Henna Virkkunen, i commissari Oliver Varhelyi e Andrius Kubilius e gli europarlamentari: sul tavolo i due non-paper a sostegno dell'automotive elaborati dal governo italiano con l'appoggio di altri Paesi Ue.
Anche il Ppe è sulla stessa linea: no a divieti e vincoli categorici, ma una strategia guidata dalla neutralità che includa tutte le tecnologie pulite, priorità cara a Berlino che punta sui biofuel.
Sicuro del sostegno della sua esponente di punta, la presidente von der Leyen, i Popolari chiedono all'Europa un cambio di passo anche sui numerosi obblighi legati alla sostenibilità green che soffocano la competitività delle Pmi.
Netto il messaggio contenuto nel documento ad hoc approvato a Berlino dai leader della maggiore famiglia politica europea: sospendere per due anni le norme già in vigore su rendicontazione, due diligence e meccanismo di aggiustamento del carbonio alla frontiera (Cbam).
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