"Il ricordo della Shoah è sempre".
Sono le uniche parole pronunciate dalla senatrice Liliana Segre, arrivando alla cerimonia nel quartiere ebraico di Roma dove è stata deposta una corona per commemorare la Giornata della Memoria, accolta dalla presidente dell'Ucei, Noemi Di Segni, e dal rabbino capo di Roma, Riccardo Di Segni.
In un'intervista a Marco Vigevani, presidente del comitato eventi del Memoriale della Shoah, Segre sottolinea che "degli ebrei non interessava niente a nessuno, oggi interessa più di qualche anno fa, con un antisemitismo manifesto, in questo modo ci si interessa degli ebrei". "Quando ho compiuto 50 anni, a decenni dalla mia esperienza tragica, mi sono decisa a parlare perché mi rendevo conto che il mondo stava cambiando, ma quello che rimaneva sempre uguale era l'antisemitismo, che oggi è manifesto ma c'è sempre stato. Dell'antisemitismo, prima, "non era possibile parlarne - ha detto Segre nell'intervista per il Giorno della Memoria - nei termini sfacciati, vergognosi e disgustosi dell'antisemitismo di oggi".
La senatrice non nasconde la sua preoccupazione per quando non ci sarà più.
"Quando sono entrata in Senato, anche spaventata da quel contesto che non mi apparteneva - ha raccontato la senatrice a vita - ho pensato se potevo lasciare un ricordo etico, morale, storico, umano. Sono presidente di una commissione che ha nel suo titolo 'contro l'istigazione all'odio' per prima cosa, ma servirà o non servirà? ci sarà qualcuno che la raccoglierà come piccola eredità morale o finirà con me?".
Segre insiste sul timore che la Shoah venga dimenticata, come la tragedia degli armeni: "oggi se provi a chiedere a persone che hanno studiato cosa si ricordano degli armeni, forse l'1% ti risponde, gli altri ti dicono 'chi'?".
Sull'utilità del Giorno della Memoria, la senatrice a vita ha più di un dubbio. Le iniziative? "Troppe" dice a Vigevani.
"Quando Furio Colombo decide di fare il giorno della memoria vedo che tutti decidono che in quel giorno bisognava ricordare, da quel momento si scatena un interesse pazzesco e leggo ricostruzioni fantasiose in cui un prigioniero fuggiva dal campo con le tenebre e attraversava la Polonia antisemita. Io avevo vissuto l'atmosfera di indifferenza e odio verso i prigionieri, durante le marce della morte nessuno si affacciava dalle finestre per buttarci una crosta di pane o una sciarpa".
L'"indifferenza del mondo" per Segre è continuata negli anni, come dimostra anche il fatto che "l'Italia da poco ha aperto gli archivi vaticani e in Senato ho visto togliere dal corridoio un famoso senatore, di cui non faccio il nome perché gli eredi non hanno colpa, che era stato eletto con la repubblica. Molti sono stati ripuliti, non perdonati, ma ignorati per quello che avevano fatto e si sono fatti un vestito nuovo sotto un corpo vecchio".
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