(di Patrizia Vacalebri)
ALBERTO IMPRODA - LA ROTTA DEI BRAND
(Editions Mincione, pp 273, 17,10 euro ) - La società
contemporanea è il risultato di una trasformazione avvenuta
negli ultimi tre decenni dello scorso secolo e nei due decenni
del duemila. "La rotta dei brand" è una riflessione, un saggio
sul consumismo, una fotografia della situazione attuale,
un'analisi che fa da apripista per indirizzare i creativi della
comunicazione a individuare il linguaggio più in sintonia con i
consumatori.
Ma soprattutto, il libro è il tentativo di tracciare una
fotografia delle interazioni tra i brand e il contesto e della
società occidentale, "sempre più caratterizzata dai paradigmi
della Sostenibilità e della Complessità, che in questi anni ha
dovuto fare i conti con eventi di epocale portata: la Pandemia
da Covid, la Guerra in Europa, la crisi Energetica". Il saggio,
oltre a presentare una nuova veste grafica (era uscito nel 2017
in una prima edizione ) si arricchisce di nuovi capitoli
incentrati tra i nessi che collegano i brand a questi nuovi
fenomeni e accadimenti.
L'autore, l'avvocato Alberto Improda, docente universitario e
saggista, fotografa la lenta e silenziosa degenerazione del
liberismo che da motore di produzione di ricchezza a vantaggio
dell'imprenditore e della società, diventa generatore egoista di
ricchezza riservata all'individuo, condizionando fortemente la
società dei consumi e mandando alla deriva il consumatore.
Improda s'interroga su quale idea si debba avere nei riguardi di
questo uomo "natante" che oggi ci rappresenta e su quale sia il
ruolo dei brand: se stiamo assistendo alla progressiva scomparsa
della capacità di essere libero dell'individuo o se il
consumismo e i brand che lo alimentano, con le giuste tutele,
siano la chiave di salvezza di una ritrovata umanità. Ma i brand
ci invadono: sono brand le insegne e sono brand tutti i prodotti
a marchio che portiamo nelle nostre case quando facciamo la
spesa. "Perchè in fondo il brand cos'è - si chiede nella
prefazione Paolo Marcesini - se non la trasmissione di un
desiderio?"
Secondo l'autore, "Il pieno compimento del fenomeno della
Globalizzazione, storicamente già in atto dal secondo
Dopoguerra, la mancanza di credibili modelli di sviluppo
alternativi, le opportunità fornite dalle moderne tecnologie e
dai nuovi media, hanno determinato un incontrastato radicamento
del pensiero capitalista a livello planetario". "Il pensiero
liberalista ha storicamente costituito una grande conquista
democratica e culturale, nonché una tappa fondamentale nella
storia dell'umanità". L'autore ricostruisce la degenerazione
storica del Liberalismo che per lui è "l'Accumulo", che non ha
conseguenze benefiche sulla società e sui cittadini. "Si vive in
una sorta di egemonia dell'Allo-Liberismo, apparentemente senza
vedere oppure se si preferisce, senza nutrire interesse per i
modelli politici, economici e sociali di segno diverso". In
questa società Arcipelago, ammonisce l'autore "si è innescato un
pericoloso processo d'identificazione con i marchi, per cui la
donna cessa di vestire Vuitton, per essere una donna
Vuitton...". I marchi diventano stili di vita, si battono per un
credo, per una buona causa, permeano di fatto il pensiero e
penetrano nel profondo, facendo sentire al consumatore di
appartenere a quella classe sociale elitaria che si batte per un
giusto fine, annullando di fatto l'autonomia del pensiero.
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