Mediobanca entra nel risiko bancario, da predatore e non da preda, con un'offerta pubblica di scambio da 6,3 miliardi su Banca Generali, la società di risparmio gestito controllata al 50,17% da Generali. Per pagare utilizza la quota del 13,1% nel Leone: 6,3 miliardi è il prezzo al quale cede la storica partecipazione considerando il concambio.
Fissato a 1,7 azioni della compagnia per ogni azione Banca Generali, è pari a un prezzo implicito di 54,17 euro e offre un premio dell'11,4% rispetto al valore in Borsa della chiusura di venerdì scorso. Verso tale cifra Banca Generali si è mossa a Piazza Affari (+5,1% a 51,3 euro).
L'obiettivo è di creare con una fusione un leader nel wealth management, ossia nella gestione del risparmio di clienti di fascia medio-alta, dove Piazzetta Cuccia è già posizionata con Mediobanca Premier e le attività di private e investment banking. Nascerebbe così una realtà con 210 miliardi di masse totali, 4,4 miliardi di ricavi (2 dal wealth management) e una rete di 3.700 professionisti.
I 300 milioni di sinergie attese in 3 anni compenseranno in parte il venir meno dell'apporto all'utile dei dividendi del Leone. L'amministratore delegato di Mediobanca, Alberto Nagel, nega che si tratti di una mossa difensiva dall'ops lanciata da Mps su Piazzetta Cuccia anche se il fatto di trovarsi sotto passivity rule ha imposto di convocare il 16 giugno un'assemblea ordinaria.
Servirà per varare l'ops approvata dal cda della banca milanese con l'astensione di Sandro Panizza e Sabrina Pucci, i due consiglieri eletti nella lista di Delfin, votata anche dal gruppo Caltagirone. Ma non sono i grandi soci privati la ragione dell'operazione che era stata pensata in condizioni diverse 5 anni fa, secondo quanto dice Nagel che definisce "una coincidenza" la tempistica delle due offerte. Quella su Banca Generali dovrebbe partire a settembre/ottobre e concludersi a ottobre. "Su Mps la nostra proposta è molto semplice. Diciamo ai nostri azionisti: venite a decidere a giugno cosa preferite. La prima opzione è Mediobanca così com'è mentre questa seconda opzione è un'accelerazione di 8 anni sul nostro piano".
Per il numero uno di Piazzetta Cuccia si tratta di scegliere di diventare una banca leader nel wealth management piuttosto che entrare in un gruppo guidato da una banca commerciale di medie dimensioni come è Siena, destinato a risentire dei tassi di interesse in discesa. "Non è un'azione difensiva in senso tecnico, ma offensiva - ha argomentato l'ad di Mediobanca -. E' una manovra di crescita, di sviluppo. Non è per rendere una cosa più difficile agli altri ma per rendere Mediobanca ancora più bella".
Di certo cambia il rapporto tra Piazzetta Cuccia e Generali che da finanziario si trasforma in partnership industriale. E si risolve il tema della dipendenza della banca dal gruppo assicurativo. Starà poi a Banca Generali e a Generali valutare se l'operazione conviene anche a loro. Il cda della prima ha per ora preso atto dell'offerta "non sollecitata né concordata".
L'ops è condizionata ad ottenere almeno il 50% +1 azione ma Mediobanca è pronta a salire in Banca Generali finanziando gli acquisti con le azioni del Leone. Da parte sua la compagnia triestina dovrebbe impegnarsi a non vendere (lock-up) per 12 mesi le azioni che riceverà come corrispettivo. Le interlocuzioni con le autorità regolamentari, i vertici delle due controparti e gli azionisti grandi e piccoli partono d'ora in avanti. Quanto al golden power Nagel è fiducioso: riguarda due banche italiane senza le criticità rilevate per Unicredit-Banco Bpm e creerà "un leader italiano nella gestione del risparmio che la nostra premier aveva evocato".
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