Architetti e designer devono offrire una visione, affrontando le sfide poste dalla crisi climatica e dalle crescenti diseguaglianze economiche e sociali. E' la presa di coscienza auspicata da una star dell'architettura come David Chipperfield, messa nero su bianco in un manifesto d'intenti elaborato per Domus, di cui l'inglese sarà al timone in veste di guest editor nel 2020. Sulle pagine della rivista ideata nel 1928 da Gio Ponti ha studiato, negli anni '80 ha visto per la prima volta pubblicati i suoi lavori fuori dai confini britannici, e ora Chipperfield ha l'occasione di curarla in prima persona. Dopo l'italiano Michele De Lucchi e l'olandese Winy Mass, sarà il terzo protagonista del progetto editoriale 10x10x10 che vede avvicendarsi alla guida di Domus 10 architetti di fama internazionale per 10 numeri ciascuno nel decennio che porta al centenario della rivista. "In un'epoca di cambiamenti epocali servono visione e prospettiva", ha notato Maria Giovanna Mazzocchi, presidente di Editoriale Domus presentando al trentunesimo piano di Palazzo Pirelli a Milano il nuovo guest editor, autore di opere come il River and Rowing Museum di Henley-on-Thames, nel Regno Unito, la Des Moines Public Library a Des Moines, nell'Iowa e la sede dell'America's cup di Valencia.
Londinese classe '53, a capo di uno studio con sedi a Londra, Berlino, Milano e Shangai, Chipperfield affiancherà il direttore editoriale Walter Mariotti, che lo ha definito "un britannico, con rigore tedesco, temperato dalle esperienze giovanili in Giappone e da humor mediterraneo", nonché "uno dei pochi architetti che ha preso posizione sulla Brexit, non tanto dal punto di vista politico ma per le ricadute sociali". Infatti nel discorso di Chipperfield non è mancato un riferimento al "populismo della Brexit e di Trump, attraente per la parte di popolazione che si sente lasciata indietro". E nemmeno l'auspicio che l'uscita dalla Ue non riporti Londra "a come quando negli anni '80 era isolata e sconnessa dalla cultura europea".
Isolato è diventato invece l'architetto che, secondo Chipperfield, "in un momento estremamente particolare" deve riprendere una posizione centrale nel confronto con i temi della sostenibilità ambientale dell'uguaglianza sociale. "Dobbiamo offrire una visione, diventare funzionali a risolvere i problemi, proporre scenari in cui le esigenze della comunità siano meglio rappresentate, e la qualità della vita sia considerata un diritto. Nei miei 10 numeri pubblicheremo anche esempi di progetti che interpretano questa sfida, dobbiamo creare dibattito con provocazioni e riflessioni", ha chiarito l'inglese, che nel suo manifesto d'intenti elaborato per Domus 2020 (allegato alla monografia a lui dedicata nel numero di dicembre della rivista) indica ad architetti, designer e urbanisti come reagire alle sfide della crisi climatica e delle disuguaglianze sociali ed economiche, per una nuova presa di coscienza professionale. "E' ora di smettere di accettare il paradosso di una posizione che mescola resistenza e complicità, sviluppando teorie per illustrare il nostro disagio - è la tesi dell'architetto -. Oltre a fissare obiettivi per il consumo energetico, a sviluppare tecnologie sempre più intelligenti e materiali sostenibili, dobbiamo anche ridiscutere i presupposti dai quali le nostre posizioni professionali sono diventate dipendenti. Non siamo esperti di scienze ambientali né sociologi, tuttavia sappiamo che le nostre professioni hanno conseguenze sociali e ambientali, e sappiamo anche che possono contribuire a trovare delle soluzioni"
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