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Da spazi laici a luoghi sacri, mostra foto di Camellini

Da spazi laici a luoghi sacri, mostra foto di Camellini

Trasformazione culturale e sociale al Binario49 di Reggio Emilia

REGGIO EMILIA, 26 aprile 2023, 09:42

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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La trasformazione culturale e sociale di luoghi precedentemente dedicati al lavoro, all'abitazione, al commercio, al tempo libero, in luoghi di culto. Piccoli magazzini, capannoni industriali, laboratori, fattorie: edifici forzati a cessare la loro attività, per il cambiamento di paradigmi economici e sociali, "riscattati" da comunità religiose (spesso composte di migranti) che li hanno trasformati in luoghi di preghiera, dando loro una nuova luce e una nuova prospettiva. E' quanto rivela la mostra 'A ribbon and prayer-da spazi laici a luoghi sacri', progetto fotografico di Massimiliano Camellini (Venezia 1964) visibile a 'Binario49' di Reggio Emilia dal 28 aprile all'11 giugno, nell'ambito del Circuito Off di Fotografia Europea. La sua indagine ha toccato tutte le confessioni religiose, dall'Induismo al Cattolicesimo, dalle chiese Evangeliche a quelle Pentecostali, dall'Islam al Sikhismo, dallo Scintoismo al Buddismo e molte altre.
    La macchina da presa di Camellini svela piccoli mondi invisibili ai più: un tempio indù dietro i locali poco invitanti di un magazzino abbandonato; paia di scarpe accuratamente allineate all'ingresso di una sala di preghiera musulmana in un ex edificio industriale; l'iconostasi riccamente decorata e il lampadario in ottone di una chiesa moldava dietro le persiane di un'ex macelleria; le spaziose sale di preghiera delle congregazioni pentecostali e la loro fredda funzionalità estetica. Il nastro (ribbon) evoca nel medesimo tempo sia quegli oggetti che nelle antiche culture sono utilizzati a ornamento di luoghi sacri per evocare la memoria e la fede, sia il drappo o la tenda, visibili spesso nelle immagini, che metaforicamente sono in grado di trasformare un luogo "pagano" in sacro. Lo stesso luogo espositivo 'Binario49' appare come luogo di confine (evoluto da commerciale a culturale) ma anche simbolo di riscatto sociale, tanto che nel 2019 Sebastiao Salgado lo ha scelto per la prima tappa italiana del suo progetto "Africa".
   
   

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