(di Michele Esposito)
Dall'Ucraina a Israele,
dall'Unione europea all'America Latina, un coro di
congratulazioni intrise di fiducia e apertura al dialogo ha
unito i leader del mondo di fronte al nuovo Papa. E in un
periodo devastato dalle guerre e dalle divisioni, segnato da
tensioni e nazionalismi nei quattro angoli del globo è già una
notizia. In tanti, sui canali social, fanno riferimento
soprattutto alla parola più pronunciata da Robert Francis
Prevost nel suo discorso: pace. In nome di quella parola, è
l'auspicio che arriva dai cinque continenti, il mondo potrebbe
avere gli strumenti per svoltare pagina rispetto a un presente
oscuro.
Non è un caso, forse, che tra i primi ad accogliere il nuovo
pontefice ci siano due leader in guerra da oltre tre anni,
Volodymyr Zelensky e Vladimir Putin. "L'Ucraina apprezza
profondamente la posizione coerente della Santa Sede.
Auspichiamo il continuo sostegno morale e spirituale del
Vaticano agli sforzi dell'Ucraina per ripristinare la giustizia
e raggiungere una pace duratura", ha twittato il presidente
ucraino. "Sono fiducioso che il dialogo costruttivo e
l'interazione instaurati tra Russia e Vaticano continueranno a
svilupparsi sulla base dei valori cristiani che ci uniscono", il
messaggio dello Zar. La guerra in Ucraina sarà certamente uno
dei dossier più delicati che Leone XIV avrà di fronte sin dalle
prossime ore. Il suo richiamo, ripetuto e e sentito, ad una pace
"disarmante e disarmata", potrebbe essere in qualche modo usato
da chi, in Europa, da mesi si oppone alla strategia del riarmo
della presidente della Commissione Ue Ursula von der Leyen. Il
governo ungherese, il grande nemico interno all'Ue del sostegno
a Kiev, ha sottolineato non a caso proprio la parola "pace"
dando il benvenuto ad un pontefice che Viktor Orban ha definito
"una nuova speranza".
In Medio Oriente, dove un'altra guerra e una crisi umanitaria
senza precedenti sta straziando i palestinesi di Gaza, a parlare
è innanzitutto il presidente israeliano. "Siamo ansiosi di
migliorare le relazioni tra Israele e
la Santa Sede e di rafforzare l'amicizia tra ebrei e cristiani
in Terra Santa e nel mondo", è il messaggio di Isaac Herzog
mentre il premier Benyamin Netanyahu si limita ad augurare
successo al "primo papa degli Stati Uniti".
Il nuovo Papa "promuova il dialogo tra diverse religioni e la
coesistenza tra le persone di diverse fedi", ha sottolineato dal
canto suo, e con chiaro riferimento anche alla guerra di Gaza,
il ministro degli Esteri degli Emirati Arabi Uniti, lo sceicco
Abdullah Bin Zayed Al Nahyan.
Immediato, nel Vecchio Continente, il messaggio di dialogo
dei vertici dell'Ue. "L'Ue è pronta a lavorare a stretto
contatto con la Santa Sede per affrontare le sfide globali e
alimentare uno spirito di solidarietà, rispetto e gentilezza", è
stata la dichiarazione congiunta di Ursula von der Leyen e
Antonio Costa. Mentre la presidente dell'Eurocamera, Roberta
Metsola ha auspicato che la "guida di Leone XIV sia un faro di
speranza per tutti". "In questo 8 maggio questo nuovo
pontificato sia portatore di pace e speranza", è stato invece il
"fraterno" messaggio che Emmanuel Macron, nell'ottantesimo
anniversario della fine della guerra mondiale ha portato al
nuovo Papa.
Lo stretto rapporto di Leone XIV - a lungo missionario e poi
vescovo in Perù - con l'America Latina ha entusiasmato. A
cominciare dalla presidente Dina Boluarte, che da Lima ha
parlato di "storica elezione" ricordando i legami del nuovo
Pontefice con il Paese andino: "Ha seminato speranza, camminato
accanto ai più bisognosi e condiviso le gioie del nostro
popolo". "Le forze del cielo hanno dato il loro verdetto in modo
chiaro", ha scritto il presidente argentino Javier Milei.
Mentre, da Bogotà, è arrivato uno dei primi commenti 'politici'
sul Papa, nordamericano come Donald Trump, ma con antenati
sudamericani, spagnoli e francesi. "Spero che sia il grande
leader dei popoli migranti in tutto il mondo e spero che
sostenga i nostri fratelli e sorelle migranti latinoamericani,
oggi umiliati negli Stati Uniti", ha sottolineato il presidente
colombiano Gustavo Petro.
Riproduzione riservata © Copyright ANSA