Applausi calorosi, ieri sera, al
Teatro Modena per la prima nazionale dell'Avaro di Molière, una
coproduzione fra il Teatro Nazionale di Genova, il Teatro
Stabile di Bolzano, Artisti Associati Gorizia e Centro Teatrale
Bresciano. Il capolavoro di Molière, presentato nella traduzione
e nell'adattamento di Letizia Russo con la regia di Luigi Saravo
e la presenza in scena di Ugo Dighero, come tutti i grandi
classici è estremamente moderno, ci parla del nostro tempo.
Arpagone, uomo ricchissimo e avaro, esercita il proprio potere
attraverso il denaro e antepone questo ad ogni affetto
familiare, pronto a sacrificare il futuro dei figli per non
intaccare e anzi incrementare le proprie ricchezze. Saravo ha
posto l'accento su questa contemporaneità ambientando l'azione
al giorno d'oggi. Una scena costruita con quattro vetrine che
spostandosi determinano gli spazi e una grande porta nel fondo
che nasconde il 'tesoro' di Arpagone. Su uno schermo posto nel
fondo di tanto in tanto vengono proiettati spot del consumismo
odierno, intonati secondo uno stile liturgico di esaltazione del
'dio denaro'.
In questo contesto si dipana l'intreccio di Molière reso
divertente e fluido dalla organizzazione registica di Saravo e
dalla bravura dell'intero cast. Dighero, ben noto al grande
pubblico anche per le sue apparizioni televisive (l'ultima in
Blanca) è attore completo che sa dominare la scena e riesce a
conferire al personaggio di Arpagone una giusta cattiveria mista
a ironia e, anche, a un senso di malinconica tenerezza.
Bravissimo nel monologo del furto, ma abile anche a dettare i
tempi in scena, ben coadiuvato dagli altri artisti. Mariangeles
Torres si è divisa con verve e simpatia fra la ruffiana Frosina
e il servitore di Cleante. Bene gli altri: Stefano Dilauro
(Clente), Elisabetta Mazzullo (Elisa), Fabio Barone (Valerio),
Rebecca Redaelli (Marianna) e poi Cristin Giammarini e Paolo Li
Volsi. Teatro affollato, bella accoglienza. Repliche fino al 26
novembre.
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