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Latini chiede legislazioni speciali contro crisi industriali

Latini chiede legislazioni speciali contro crisi industriali

In riferimento a Imr e Beko che non stanno rispettando accordi

ANCONA, 05 aprile 2025, 14:20

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Le istituzioni, a tutti i livelli, rispondano in maniera compatta per tutelare il lavoro e la dignità delle persone.  Basta con vertenze farsa che non portano a nulla e men che meno alla tutela dei lavoratori. Occorre una politica salda di difesa del lavoro". E' quanto afferma il Presidente del Consiglio regionale delle Marche Dino Latini e il riferimento è ai recenti casi della Imr, ex Caterpillar a Jesi, e Beko a Fabriano, "aziende che stanno disattendendo gli accordi assunti in passato e mettendo in sacco i lavoratori di imprese che dovrebbero rappresentare la spina dorsale dell'economia marchigiana e che invece sono diventati casi sindacali, lavorativi e sociali sempre più gravi, tra annunci di assunzioni smentite dai fatti e messa in mobilità. All'ex Caterpillar c'era anche un accordo siglato al Ministero per il riassorbimento di tutti i lavoratori e addirittura assunzioni, oggi siamo di fronte invece all'annuncio di altri 20 licenziamenti, una presa in giro ai danni dei lavoratori, delle famiglie, del territorio", sottolinea Latini secondo cui "l'azienda è inadempiente".


    Occorre pertanto intervenire per non rimanere nel limbo delle buone intenzioni. Secondo il Presidente del Consiglio regionale queste vertenze che dovrebbe tutelare il personale delle imprese portano invece nei fatti "a ridurlo, smembrarlo e mandarlo a casa, calpestando la dignità professionale ed umana dei lavoratori. Bisogna che la politica intervenga compatta, si prenda carico di situazioni delicate come queste e si imponga con una legislazione speciale investendo anche i livelli istituzionali locali e regionali, oltre che quelli nazionali.
    Serve perciò confrontarsi con propositività e imporre, da parte della politica, condizioni nette a quelle imprese che scelgono la via delle delocalizzazione o della destrutturazione di aziende antiche e un tempo sane, che dovrebbero e potrebbero rappresentare la base economica e sociale del territorio marchigiano, nel caso specifico di Jesi e Fabriano, che non possono essere lasciate sole".
   

Riproduzione riservata © Copyright ANSA

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