La condotta contestata a Giacomo
Olivieri non sarebbe punibile come rivelazione del segreto
d'ufficio e il capo d'imputazione sarebbe troppo generico.
Queste le eccezioni presentate oggi in udienza dagli avvocati
Gaetano e Luca Castellaneta, difensori dell'ex consigliere
regionale pugliese (in carcere dal 26 febbraio 2024 per scambio
elettorale politico-mafioso ed estorsione nell'ambito
dell'inchiesta 'Codice interno') a processo proprio per
rivelazione del segreto d'ufficio. La difesa ha quindi chiesto
al Tribunale di Bari di dichiarare la nullità del decreto che
dispone il giudizio per la genericità del capo d'imputazione e
l'emissione della sentenza di non luogo a procedere perché la
condotta non è punibile. Il collegio presieduto da Domenico
Mascolo scioglierà la riserva l'11 marzo.
Olivieri è accusato, insieme al maresciallo della Guardia di
finanza Antonio Cretì, giudicato separatamente, di aver concorso
nel rivelare al direttore (non indagato) della testata
giornalistica online 'Quotidiano Italiano', di cui Olivieri era
editore, notizie riservate su perquisizioni che la finanza
avrebbe poi eseguito nell'ambito di un'indagine su una combine
calcistica nel campionato di serie D. Per questo Olivieri
avrebbe messo in contatto Cretì con il giornalista affinché
quest'ultimo pubblicasse le notizie riservare avute dal
sottufficiale. I fatti contestati si riferiscono al 2019.
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