Venerdì a Modena ci sarà la prima
sentenza sull'omicidio di Alessandro Gozzoli, trovato morto
nella sua casa di Casinalbo di Formigine il 10 marzo 2023 e per
la prima volta i familiari parlano, chiedendo "giustizia". Il
41enne morì per asfissia meccanica acuta per un'azione così
violenta che gli provocò la rottura della trachea, dopo essere
stato legato e le indagini hanno ricostruito come a compiere il
delitto, a scopo di rapina, sarebbero stati due giovani romeni,
poi rintracciati e arrestati all'estero. Il 20 dicembre si
conclude l'abbreviato per uno dei due.
"Un momento - dice all'ANSA la sorella della vittima, Simona
Gozzoli, insieme ai genitori - che io e la mia famiglia
attendiamo con ansia e speranza. Non c'è stato un solo istante
in cui i due colpevoli abbiano manifestato dispiacimento o anche
solo vicinanza umana ad Alessandro e a noi. Lo hanno ucciso con
inaudita violenza, abbandonato e derubato e hanno cercato di
colpevolizzare lo stesso Alessandro della sua morte: quasi fosse
lui sotto processo per essere morto e non loro per averlo
ucciso".
Per il secondo imputato è in corso il dibattimento in assise.
I familiari, assistiti dall'avvocato Rita Nanetti, ricordano
come le indagini siano state lunghe e complesse, vista la fuga
all'estero e "anche per questo non abbiamo mai rilasciato
dichiarazioni ai giornali: temevamo in qualche modo di poter
recare un danno agli inquirenti. Poi finalmente abbiamo saputo
che tutti e due gli assassini erano stati arrestati e abbiamo
pensato che giustizia era stata fatta. Ma era solo il primo
passo. Ora è passato più di un anno, ma il dolore è ancora vivo
e profondo, un vuoto che nessuno potrà mai colmare".
"Quello che ci aspettiamo dai processi - proseguono i
familiari - è che emerga tutta la verità. Non chiediamo
vendetta, ma giustizia. Alessandro merita giustizia. Merita che
chi gli ha tolto la vita con tanta crudeltà risponda delle
proprie azioni. Noi abbiamo perso un fratello, un figlio, un
amico. Le sentenze non potranno mai riportarlo indietro, ma
possono restituirci un po' di fiducia nel fatto che il sistema
funzioni, che il male non resti impunito e la stessa sorte non
capiti ad altri. La verità è un diritto, e la giustizia è un
dovere. Per Alessandro, per noi che continuiamo a vivere con
questa ferita aperta, e per tutte le vittime che chiedono di
essere ascoltate".
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