Associazione per delinquere,
usura, esercizio abusivo dell'attività finanziaria estorsione,
favoreggiamento, truffa ai danni dello Stato, turbata libertà
degli incanti, trasferimento fraudolento di valori, emissione di
fatture per operazioni inesistenti, riciclaggio e reimpiego di
denaro provento di reato, oltre ad illeciti in materia di
contrasto all'immigrazione clandestina: sono questi i reati
contestati, a vario titolo, ai 28 coinvolti in una operazione
del comando provinciale della Guardia di Finanza di Salerno che
ha sgominato una banda dedita all'usura e alle estorsioni con
base a Sarno (Salerno).
Nel dettaglio i militari della Guardia di Finanza hanno dato
esecuzione ad un'ordinanza di applicazione di misure cautelari
personali e reali e ad un decreto di sequestro preventivo
d'urgenza nei confronti di 28 persone (12 in carcere, 12 agli
arresti domiciliari oltre a 4 misure interdittive del divieto di
esercitare attività professionali), procedendo a cautelare beni
e valori per un importo superiore a 1,4 milioni di euro. La
complessa attività investigativa condotta dal Nucleo di Polizia
economico finanziaria della Guardia di Finanza di Salerno ha
riguardato l'operatività di un gruppo criminale con base
operativa a Sarno, il cui capo e promotore risulterebbe Massimo
Graziano, stabilitosi da tempo nell'Agro nocerino-sarnese,
sebbene già appartenente, come statuito da una sentenza passata
in giudicato nel 2015, all'omonimo clan camorristico,
storicamente operante nella Valle del Lauro (Avellino).
Il gruppo si era reso protagonista di numerosi episodi di
usura ed estorsione nei confronti di imprenditori e soggetti
economici in stato di difficoltà; parallelamente, attraverso
società fittiziamente intestate a terzi, sarebbe riuscito ad
ottenere finanziamenti agevolati dalla garanzia dello Stato,
procurandosi profitti che venivano utilizzati sia come provvista
per l'elargizione di ulteriori prestiti usurari sia per
l'acquisto di beni o altre utilità.
Il meccanismo fraudolento posto in essere - come ricostruito
attraverso intercettazioni telefoniche e ambientali, la disamina
di documentazione contabile, accertamenti bancari su un numero
rilevante di rapporti di conto corrente personali e societari -
avrebbe coinvolto a monte alcune società di capitali di cui gli
indagati acquisivano, in modo diretto o indiretto, la gestione o
comunque il controllo, simulando successivamente la solidità
patrimoniale e finanziaria, presupposto per ottenere
indebitamente prestiti da parte di aziende di credito, coperti
dal fondo di garanzia per le piccole e medie imprese; ottenuta
in tal modo l'erogazione della liquidità, le rate del prestito
ricevuto non venivano onorate, cagionando un danno economico
allo Stato garante e traendone un profitto personale attraverso
la distrazione delle somme ricevute.
Coinvolti anche dei colletti bianchi: un commercialista,
nonché due direttori di filiali di banca, ai quali è contestato
di aver prestato la propria opera professionale al fine di
favorire consapevolmente gli interessi economici della
organizzazione con consulenze economico-finanziarie non
veritiere.
L'associazione criminale favoriva anche l'ingresso illegale
di cittadini extracomunitari nel territorio mediante l'inoltro
di istanze finalizzate alla costituzione di fittizi rapporti di
lavoro dipendente, attivati da società compiacenti. In
particolare, sono state oggetto di approfondimenti investigativi
506 istanze, inoltrate, nel corso dei cosiddetti click day, con
l'intento di non procedere ad alcuna assunzione ma di ottenere
illecitamente il visto d'ingresso, dietro corresponsione di un
compenso pari a 5.000 euro per ogni nulla osta rilasciato.
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