La vita di Elena Cecchettin, la
sorella di Giulia, uccisa dall'ex fidanzato, "non è più e non
sarà più come prima". "Giulia - dice Elena in una intervista al
settimanale 'Grazia' - era la persona più importante della mia
vita. Una parte di me ci pensa sempre, ma se continuo a pensarci
continuamente non riesco ad andare avanti. Dovrò smetterla, ma
temo di mancarle di rispetto, non pensando più a lei ogni
momento.
"Giulia - prosegue la giovane, che sta svolgendo i suoi studi
all'estero - vorrebbe che affrontassi la mia vita ricordandola,
volendole comunque bene, però non rimanendo impantanata nel
lutto. Ma è difficile andare avanti, perché lei era la mia
quotidianità, e tutta la mia quotidianità è stata stravolta".
"Ti senti in colpa per ciò che avresti potuto dire o fare?" è la
domanda della direttrice di 'Grazia', Silvia Grilli: "No -
risponde Elena - perché parlando con chi per lavoro conosce le
dinamiche dei femminicidi molto meglio di me, mi è stato detto:
'Mettiti il cuore in pace, non c'era niente che avresti potuto
fare per impedirlo'. Però io continuo a chiedermi: se invece di
fare quella facoltà universitaria e conoscere quella persona
avesse scelto un altro corso? Se quella sera non fosse uscita?
Accetterei che lei non fosse più parte della mia vita, non
vederla mai più, non sentirla mai più pur di sapere che è viva e
fa quello che vuole fare".
Quanto al tema del femminicidio e delle dinamiche
maschiliste, la sorella di Giulia sottolinea che "bisogna fare
un lavoro di decostruzione di una mentalità che ci viene
inculcata da tutto (società, tv, ogni contesto) e da cui tutti
gli uomini traggono vantaggio. Se sei un uomo minimamente
corretto vieni considerato buono. Nessuno pensa che, se una
donna non è violenta, sia una donna buona. E, quando una donna
alza la voce perché le viene mancato di rispetto, diventa
automaticamente una pazza, feroce". "Gli uomini - conclude -
devono capire che hanno un privilegio. Tutti, anche chi si batte
contro la violenza di genere, anche mio padre e mio fratello. Il
privilegio non ti rende malvagio, ma devi imparare a usarlo per
lottare per chi non ce l'ha. Quando lo si capisce è l'inizio del
cambiamento".
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