"Una sentenza simile, con motivazioni simili in un momento storico come quello in cui stiamo vivendo, non solo è pericolosa, ma segna un terribile precedente". Parole di Elena Cecchettin il giorno dopo la pubblicazione delle motivazioni della sentenza che ha condannato all'ergastolo Filippo Turetta, reo confesso dell'omicidio della sorella Giulia avvenuto l'11 novembre 2023.
La Corte d'Assise di Venezia, giudice Stefano Manduzio e a latere Francesca Zancan che ha scritto il provvedimento, ha escluso dai capi d'accusa lo stalking e quello della crudeltà e proprio quest'ultimo è diventato il casus belli, con il riferimento alle 75 coltellate. I giudici sottolineano che la dinamica dell'omicidio di Giulia non permette di "desumere con certezza" che Turetta volesse "infliggere alla vittima sofferenze gratuite e aggiuntive" che caratterizzano l'aggravante.
Per i giudici "non è a tal fine valorizzabile, di per sé, il numero di coltellate inferte", non sarebbe stato "un modo per crudelmente infierire o per fare scempio della vittima" ma "conseguenza della inesperienza e della inabilità" di Turetta. Anche se a leggere le carte emerge che dall'autopsia sono state registrate 28 ferite alla testa, 16 al collo, 29 alle braccia, due alle gambe, a cui si aggiunge un'incisione al cranio e quattro fratture ossee al capo, provocate con il coltello usato con tale veemenza da recidere una vertebra cervicale, penetrando in profondità e sezionare l'arteria vertebrale sinistra.
In una storia su Instagram Elena Cecchettin dice che "se non iniziamo a prendere sul serio la questione tutto ciò che è stato detto su Giulia che doveva essere l'ultima sono solo parole al vento". Secondo la giovane "fa la differenza riconoscere le aggravanti, perché vuol dire che la violenza di genere non è presente solo dove è presente il coltello o il pugno. Ma molto prima. E significa che abbiamo tempo per prevenire gli esiti peggiori. Sapete cosa ha ucciso mia sorella? Non solo una mano violenta, ma la giustificazione e menefreghismo per gli stadi di violenza che anticipano il femminicidio", conclude.
A queste parole fa seguito la reazione della politica, con Matteo Salvini che si inserisce nella critica dopo l'indignazione bipartisan espressa ieri, dalla Lega a Forza Italia fino ad Avs e M5s. "Imbarazzante e vergognoso. Tutti ci stiamo impegnando per ridurre questi odiosi atti di violenza nei confronti delle donne - dice Salvini - Dire che 75 coltellate non sono frutto di violenza, ma di inesperienza, è tragico. Spero si siano spiegati male, se fosse davvero così sarebbe drammatico. Se non bastano 75 coltellate a provare la violenza di qualcuno, andiamo veramente nel caos".
Per il ministro degli Esteri Antonio Tajani "che si dica che con 75 coltellate sia una questione di inesperienza nel fare un omicidio mi pare una posizione agghiacciante". Per Fratelli d'Italia parla invece la deputata Cristina Almici secondo cui le motivazioni "contengono passaggi sconcertanti. Definire 'inesperienza' l'aver inferto 75 coltellate a una giovane donna inerme è giuridicamente discutibile ed eticamente inaccettabile".
I legali di Filippo Turetta, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, hanno scelto la linea del silenzio. A parlare è invece Stefano Tigani, legale di Gino Cecchettin, padre di Giulia: "Un ergastolo solido, solidissimo. Poi, certo, noi continueremo a sostenere che anche le altre aggravanti sussistessero e sussistano e su questo, sul piano tecnico, ci batteremo", dice.
"Ho letto molti commenti alla motivazione della sentenza - rileva Tigani - ma noi siamo dei tecnici, e da tecnici dobbiamo dire che la motivazione va letta attentamente", sottolineando che la sentenza "conferma e certifica un crimine straordinariamente lucido ed efferato, giustamente punito con l'ergastolo, anche perché compiuto con motivo spregevole determinato da una volontà di sopraffazione che non trova giustificazione alcuna".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA