Mimmo Lucano resta alla guida del suo comune, Riace. Non è passata in Consiglio comunale la pratica sulla decadenza attivata dopo la comunicazione della Prefettura di Reggio Calabria del marzo scorso in seguito alla sentenza della Cassazione che ha reso definitiva la condanna a 18 mesi per un falso contestato al sindaco nel processo Xenia sulla gestione dei migranti nel piccolo centro della Locride.
La Prefettura aveva trasmesso al Comune il parere del ministero dell'Interno secondo il quale, pur se con pena sospesa, la condanna inflitta a Lucano rientrerebbe nella fattispecie della legge Severino. In particolare, con la sentenza definitiva, Lucano, secondo il Viminale, doveva essere dichiarato ineleggibile e siccome l'elezione a sindaco è arrivata prima della pronuncia della Cassazione, avrebbe dovuto essere dichiarato decaduto.
Il reato per il quale è stato condannato Lucano non prevede l'immediata decadenza d'ufficio. Il punto dirimente, ha spiegato in passato il suo legale, l'avvocato Andrea Daqua, sono le eventuali circostanze aggravanti previste dalla normativa e cioè "l'avere commesso il fatto con abuso dei poteri o con violazione dei doveri inerenti a una pubblica funzione o a un pubblico servizio". E nel caso di Lucano, ha argomentato il legale, "né la sentenza della Corte di Appello di Reggio Calabria, né quella della Cassazione fanno riferimento alcuno al presunto abuso di potere o a violazione dei doveri".
Il Consiglio comunale, al quale il sindaco non ha partecipato, intanto, non ha accolto il parere della Prefettura ed ha respinto la pratica a maggioranza, con un astenuto e l'assenza - annunciata - dei tre consiglieri di opposizione.
La vicenda, tuttavia, non si chiude qui. La Prefettura di Reggio può attivare l'azione popolare in base all'articolo 70 del Testo unico degli enti locali. Questo comporterebbe un ricorso della stessa Prefettura al giudice civile davanti al quale Mimmo Lucano potrà opporsi. Allo stato passi formali in tal senso non risultano, ma l'Ufficio territoriale di governo, in una comunicazione delle scorse settimane, ha di fatto preannunciato che ricorrerà alla giustizia civile.
Lucano, dal canto suo, è sollevato dalla decisione del Consiglio comunale sulla quale, ha detto all'ANSA, "non avevo dubbi". La sua speranza è che la vicenda "si chiuda qui, ma - ha aggiunto - se la Prefettura, come ha già annunciato, promuoverà l'azione popolare, ovviamente cercherò di far valere le mie ragioni in tutte le sedi opportune che la legge mi consentirà".
"Nel mio caso - ha spiegato Lucano - l'applicazione della legge Severino, per come dicono tutti gli avvocati ed esperti di diritto amministrativo, è assurda. Proprio per questo stiamo pensando di rivolgerci al presidente della Repubblica Sergio Mattarella".
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