Ustica come attacco "non
ortodosso", utilizzando come arma i retrogetti di un jet
militare che si era finto un innocuo Air Malta, collocato sopra
il DC9 Itavia. E l'ipotesi di due bombe alla stazione di
Bologna, una piazzata dai 'ragazzini' dei Nar su istigazione di
uomini della destra legati ai Servizi segreti per cercare di
evitare la vendetta araba dopo la rottura del Lodo Moro e
l'altra, invece, un trasporto esplosivo destinato alla rete del
terrorista Carlos.
Sono alcuni degli elementi di novità nel libro di Paolo
Cucchiarelli, 'Ustica&Bologna. Attacco all'Italia', in uscita il
25 giugno (edito da La Nave di Teseo), che riesamina con
documenti e foto inedite le due stragi del 27 giugno e 2 agosto
1980, di cui ricorrono i 40 anni, puntando l'attenzione sul
ruolo del nostro Paese nelle grandi questioni internazionali di
quegli anni e individuando nella presenza costante del Secret
Team, una struttura clandestina dei servizi segreti Usa, il
tratto di unione tra le due vicende. Ma nel libro emerge anche
il coinvolgimento di strutture parallele di altri Stati, come le
Sac per la Francia e il Mossad per Israele.
Cucchiarelli, già caposervizio ANSA, scrittore e giornalista
d'inchiesta, ha raccolto poi la testimonianza di Marco
Affatigato, ex estremista nero, vittima di uno strano
depistaggio: venne dato tra i passeggeri dell'aereo inabissatosi
in mare a Ustica e poi fu accusato di essere tra gli esecutori
della strage di Bologna.
Proprio a bordo del DC9, secondo Affatigato, c'erano uranio
arricchito, destinato alla Libia per una 'bomba sporca' che
poteva colpire il sud dell'Europa e Israele e barre di uranio
decisive per permettere al Pakistan di realizzare la sua bomba
islamico: sarebbe per questo l'aereo civile non doveva arrivare
a destinazione. Sulla strage del 2 agosto il libro individua,
tra l'altro, il luogo della seconda bomba a Bologna, alle spalle
di Maria Fresu la giovane insegnante sarada 'volatilizzata'
dall'esplosione e chiude con l'identificazione di coloro che
vennero ritratti in quattro identikit diffusi in agosto dalla
Procura di Bologna: Fioravanti, Mambro, Cavallini e Vale. I
primi tre condannati per la strage, l'ultimo morto suicida
durante uno scontro a fuoco con la polizia.
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