''Il mondo è una prigione di
Guglielmo Petroni è uno di quei libri che tu leggi dieci volte e
dieci volte hai letto dieci libri diversi, perché è pieno di
possibilità, è pieno di strade che si aprono e che ti si aprono.
Rileggendolo l'ultima volta, mi sono accorto che non lo stavo
affatto leggendo come un libro sulla Resistenza o come un libro
sulla guerra, io lo stavo leggendo come un libro sul dopoguerra
e, in qualche modo, sul nostro presente'', scrive Alessandro
Portelli nella sua prefazione alla nuova edizione de La nave di
Teseo (pp. 208 - 16,00 euro).
L'uscita di questo libro del 1945 ritenuto un classico della
Resistenza è prevista entro il 25 aprile per celebrare questo
ottantesimo anno dalla Liberazione, quando arriverà in libreria
anche, a 70 anni dall'ultima edizione, ''Le lettere da Santa
Margherita'' edito da Succedeoggi Libri (pp. 130 - 16 euro) con
anche una selezione di Scritti morali che raccontano la presa di
coscienza politico sociale dell'autore dai suoi vent'anni nel
1930 al 1986 come presidente onorario dell'Anpi, l'Associazione
nazionale partigiani d'Italia.
Questo mentre è annunciata in Francia la traduzione de ''Il
mondo è una prigione'' per le Edition Conference e a Lucca si
chiude al palazzo delle esposizioni dopo quasi tre mesi una
mostra dedicata allo scrittore e ai suoi inizi come pittore e
critico d'arte: ''Guglielmo Petroni - Il segno e la parola''
attorno a cui si sono svolti vari incontri di studio e è stato
bandito un concorso per le scuole superiori legato ai suoi
libri.
C'è insomma un interesse particolare sull'opera di questo
autore, di cui Andrea Camilleri scriveva: ''Ero curioso di lui,
mi chiedevo come fosse riuscito da povero semianalfabeta com'era
stato, a diventare uno scrittore della sua grandezza. Ma ogni
volta che toccavo questo argomento, ottenevo risposte vaghe. Non
gli piaceva parlare di sé''. Nato a Lucca nel 1911, Petroni, di
famiglia molto povera, fu costretto ad abbandonare gli studi
dopo le elementari per lavorare. Grazie all'incontro con lo
scultore Gaetano Scapecchi e la frequentazione del suo
laboratorio, decise dapprima di dedicarsi all'arte, per poi
allargare i suoi interessi alla letteratura e alla cultura tutta
divenendone un autentico protagonista. Conobbe i suoi coetanei
lucchesi Arrigo Benedetti, Mario Tobino e Giuseppe Ardinghi,
quindi, inviato alle Giubbe Rosse di Firenze divenne amico di
Montale, Gadda, Pea, Vittorini, Pratolini e nel 1930, dopo aver
pubblicato alcune poesie e aver vinto il Premio Cabala, fu
chiamato a Roma nel 1938 da Malaparte per occuparsi di
'Prospettive'. Costituito il comitato di redazione del ''La
ruota'' nel 1940 con Alicata, Muscetta e altri, Petroni entrò
infatti nella Resistenza ma fu catturato dai nazisti e
trasferito nel carcere delle SS di via Tasso a Roma dove venne
torturato. Riuscì a scampare alla condanna a morte grazie
all'arrivo degli Alleati.
Il racconto della sua esperienza di prigionia e
dell'angosciante ritorno a Lucca dopo la scarcerazione anima 'Il
mondo è una prigione'. ''E adesso che è finita, che cosa fate?
Che cosa facciamo? Chi siamo?' si domanda Petroni e la mancata
risposta - conclude Portelli - è proprio la ragione per cui oggi
abbiamo le svastiche sui muri delle nostre città, è la pretesa
di non affrontare quella soluzione morale, rigorosa, durissima
nei nostri stessi confronti che innerva ogni parola di questo
libro. Ecco, io credo che pensandolo non come una testimonianza
del '44, ma come una sfida per il '45 fino al 2025, credo che
questo libro ce lo dobbiamo portare sempre con noi''.
Nel dopoguerra è caporedattore de La fiera letteraria', lavora
con Silone all'Associazione per la Libertà della Cultura, entra
poi in Rai dove sarà alla fine capo redattore cultura del GR2.
Tra i suoi altri libri ci sono tutte le 'Poesie' (1987)e i
romanzi 'La casa si muove'(1950), 'Noi dobbiamo parlare' (1955)
'Il colore della terra (1964) 'La morte del fiume' (1974 Premio
Strega) e 'Il nome delle parole' (1984 - Premio selezione
Campiello).
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