"A 56 anni, rispetto a un tempo passato, riconosco un sempre maggiore e pericoloso disinteresse nei confronti delle aspettative altrui". Niccolò Fabi come Jep Gambardella, il dissacratore protagonista de La Grande Bellezza di Paolo Sorrentino che in un'iconica scena affermava di non poter "più perdere tempo a fare cose che non mi va di fare".
Niccolò Fabi non ha mai smesso di aver voglia di fare musica, ma ammette di riconoscere "un evidente calo di furore creativo rispetto a quello che avevo 20-30 anni fa, ma continuare a scrivere canzoni è sinonimo di una grande libertà espressiva".
Quella che lo ha portato a realizzare Libertà negli occhi, il nuovo album di inediti, composto da 9 nuove canzoni frutto di un viaggio intimo e collettivo allo stesso tempo, perché è stato realizzato con i suoi musicisti in una baita in Val di Sole, in Trentino (negli stessi luoghi del pluripremiato film Vermiglio: "mi piace che il disco fosse idealmente collegato a un'opera così poco vicina all'ipotetica estetica di successo"). "Abbiamo lavorato lontano da tutto e da tutti, alla ricerca del gioco, nel senso di play che significa anche suonare. Un modo meravigliosamente e ingenuamente infantile di fare musica, lontano dalla comfort zone. Il disagio, la scomodità sono il più grande pungolo alla creatività, a dare luce a qualcosa: le mie canzoni possono essere belle o brutte ma luccicano, non sono opache con uno strato di polvere sopra", racconta all'ANSA il cantautore romano.
Libertà negli occhi, "il titolo è l'ennesimo richiamo alla gioventù", arriva a cinque anni dall'ultimo lavoro e a quasi un anno dal concerto al Circo Massimo con gli amici di sempre Daniele Silvestri e Max Gazzè, per i dieci anni de Il padrone della festa. "Mi è rimasto un grande divertimento, una grande evasione che è un po' il filo conduttore di tutta la storia con Max e Daniele. La possibilità di ridimensionare l'importanza di sé: la nostra è una meravigliosa terapia contro il solipsismo - spiega -. E il racconto a tre ci ha permesso di non avere oneri e onori di doversi portare dietro il proprio racconto personale: cantare al Circo Massimo Facciamo finta (la canzone dedicata alla figlia Olivia, morta a due anni nel 2010, ndr) ha molto più valore che cantata da me durante un mio concerto".
Oltre a risentire dell'ambiente in cui sono state lavorate ("non avrebbe avuto senso andare fino in Trentino, se non fossimo riusciti a raccontare musicalmente quell'esperienza.
Quattro, cinque brani erano già impostati, ma ad esempio Alba - nata da un giro di chitarra in stile Sigur Ros o Mogwai - e Chi mi conosce meglio di te sono stati un grande regalo, arrivati mentre eravamo lì"), Libertà negli occhi è il frutto "delle visioni, della sensibilità di un uomo che ha quasi 60 anni e che quindi vede le cose, i rapporti interpersonali, le guerre nel mondo, un cesto di frutta, un tramonto come la conseguenza di una serie di esperienze vissute. E con la consapevolezza di saper rinunciare a tante cose senza rimpianti". Perché, come ammette lui stesso, "sono stato molto più bravo a dire no, che sì. Ma non me ne pento, perché non avrei potuto fare altrimenti: sono stati dettati dalla ricerca di stare bene. Credo di aver avuto una mancanza di coraggio nell'uscire da ciò che mi rassicurava, ma con la sicurezza di aver individuato un luogo preciso a livello di identità musicale. A costo di sembrare ripetitivo, è chiaro quello che faccio, anche se forse ho perso la possibilità di evolvermi in maniera più interessante e sfaccettata".
In Alba l'unico verso che ricorre è "Io sto nella pausa che c'è tra capire e cambiare". "Definisce proprio un percorso di vita instancabile nella ricerca da una parte di una consapevolezza che poi risulta non sufficiente per stare bene, perché razionalità e natura non vanno d'accordo. Ne vivo spesso il conflitto. In una follia creativa avrei potuto fare un brano lungo mezz'ora solo con quella frase".
Non c'è, però, nostalgia per il tempo che fu. "O meglio, non solo. Piuttosto è realismo. Un dato di fatto. Trovo più pericoloso il fatto di non dirlo. Sapere che c'è più strada alle spalle che di fronte può essere una considerazione che mortifica, ma questa è un'altra cosa e ci deve essere la consapevolezza di ciò che uno ha raggiunto".
Nei giorni in cui si parlava del disco, veniva anche eletto il nuovo Papa. "Sarei stato felice se fossero stati eletti i cardinali che conosco personalmente, Matteo Zuppi e Pierbattista Pizzaballa. In questo momento storico oltre a un pastori di fede, c'è bisogno di un uomini di pace che non crei ulteriori divisioni"..
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