Una Bit Milano di rinascita e speranza per un turismo che dopo due anni terribili e danni che superano i 60 miliardi (più un'altra trentina di valore aggiunto generato) è pronto a ripartire. E' l'auspicio di Pier Ezhaya, presidente di Astoi Confindustria Viaggi e Direttore generale tour operating del gruppo Alpitour, che, pur non nascondendo la forte preoccupazione per la situazione mondiale, pensa che la Borsa internazionale del turismo (a Fiera Milano City dal 10 al 12 aprile) possa sancire il momento di ripartenza tanto agognato dal turismo organizzato. "C'è voglia di tornare alla normalità - spiega in un'intervista all'ANSA - e abbiamo bisogno di fiere italiane che possa competere con i grandi showcase esteri come World Travel Market di Londra, Fitur di Madrid o Itb di Berlino.
Abbiamo preso uno spazio importante per fare un villaggio Astoi e dare un bel segnale di ripartenza".
Certo è che il conflitto in Ucraina ha rallentato l'impennata di prenotazioni arrivate dopo l'eliminazione del divieto di viaggiare verso i Paesi extra-Schengen creando nuovi problemi al comparto. "Siamo - spiega Ezhaya - ancora in forte sofferenza. Nel 2019 il comparto fatturava 13,3 miliardi. Nel biennio 2020/21 ha fatto registrare una perdita di fatturato rispettivamente pari a -76,7% e a -81,2%. Nel 2020 e 2021, il totale fatturato perso ammonta a 21,1 miliardi ai quali si sommeranno, previsionalmente, altri 6 miliardi che verranno persi quest'anno, per un totale di 27,1 miliardi. Il governo non ha stanziato sostegni per il 2021, anno ancor più duro del precedente. Il Fondo Unico per il turismo si attesta a 225 milioni che verranno ripartiti su tutta la filiera turistica. Ai tour operator e alle agenzie di viaggi è stato destinato un budget di 39,3 milioni pari a un sedicesimo di quanto stanziato nel 2020". Ezhaya rileva amaramente: "La cosa che a noi è spiaciuta che abbiamo avuto degli interventi sul 2020, qualcosa sul 2022 e invece niente sul 2021, che è stato l'anno peggiore dei tre della pandemia".
Tornando alla guerra, secondo Ezhaya, al momento sta incidendo ma non in maniera dirompente. "Sta fermando la domanda a medio termine sull'estate perché è chiaro che di fronte a un evento di questo tipo c'è un momento di stordimento e di attesa da parte dei clienti che determina uno scivolamento in avanti della domanda. Pasqua tutto sommato sta andando abbastanza bene mentre per l'estate troviamo un certa "lentezza" ma noi pensiamo che la voglia di partire avrà il sopravvento alla fine. L'apertura di tutte le destinazioni, che per ben due anni ci sono state precluse, qualche germoglio lo sta dando".
Ezhaya traccia tre fenomeni strani rispetto al solito: "Il primo - dice - è che c'è una prenotazione sotto data tremenda, forse anche per la guerra che scoraggia le partenze a lungo termine e la gente aspetta. Anche per i viaggi nozze che di solito si prenotano molto prima... Un altro trend è la ripresa dei viaggi di gruppo da parte delle aziende. Non siamo ai numeri del 2019, ma stanno tornando a investire su viaggi incentive e business, eventi e congressi". Infine tutte le destinazioni che sono state chiuse per così tanto tempo riprendendo la loro velocità, anche sul lungo raggio, anche se ancora lontane dai numeri pre pandemia. "Cominciano finalmente a muoversi - dice Ezhaya - i numeri su Zanzibar, sul Kenya, Madagascar, Africa.
Finora abbiamo voluto solo Italia, Spagna e Grecia, che continuano ad andare bene anche se notiamo un rallentamento su quest'ultima, forse per un effetto psicologico "irrazionale" con la maggior vicinanza alle zone di guerra. Resta fermo o meglio a macchia di leopardo il Far East". Il vero protagonista della ribalta in questo momento è l'Egitto: "Sta funzionando molto bene e crescerà ancora. C'è da dire anche che negli ultimi due anni il mercato russo aveva avuto una forte ascesa e preso il sopravvento in particolare a Sharm El Sheikh. Ora hanno congelato le operazioni fino a novembre e per noi si sono aperti nuovi spazi. Anche l'America sta andando molto bene, sia New York che l'Ovest".
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