I metalmeccanici tornano in piazza a sostegno del rinnovo del contratto della categoria, scaduto a giugno 2024. Fiom, Fim e Uilm nel corso di una conferenza stampa hanno annunciato altre otto ore di sciopero a sostegno della riapertura del negoziato da effettuarsi entro aprile, oltre alle 24 già fatte finora. Le distanze con Federmeccanica e Assistal restano consistenti con i sindacati che nella piattaforma hanno chiesto un aumento salariale sui minimi al livello C3 (ex quinto livello) di 280 euro a regime con un contratto triennale. Le imprese sono ferme sulla proposta di 173 euro per lo stesso livello ma allungando il contratto a quattro anni. In pratica nel primo caso l'aumento totale si avrebbe alla fine del triennio, quindi entro giugno 2027 mentre secondo quanto propongono le imprese l'aumento dovrebbe essere diluito nel quadriennio e quindi andare a regime entro giugno 2028.
I sindacati hanno confermato anche il blocco degli straordinari e delle flessibilità. Le prossime ore di sciopero saranno articolate a livello territoriale. Il contratto "guida" dell'industria riguarda circa 1,5 milioni di lavoratori in circa 16mila imprese. Il settore esporta prodotti per poco meno di 280 miliardi di euro che rappresentano il 44,4% delle esportazioni totali. Su questo rinnovo i metalmeccanici di Cgil, Cisl e Uil si stano muovendo unitariamente a differenza di quanto accaduto in questi mesi sui rinnovi contrattuali del pubblico impiego e di quanto avvenuto in altri contratti di questa categoria. Tra le richieste c'è anche la riduzione dell'orario di lavoro sulla base di quanto già avviene per chi lavora a turni. I sindacati chiedono "nella piattaforma che si avvii una fase di sperimentazione contrattuale con l'obiettivo di raggiungere progressivamente una riduzione dell'orario di lavoro a 35 ore settimanali, facendo salve le intese aziendali esistenti".
Ora l'obiettivo è tornare al tavolo. L'ultimo incontro con le parti datoriali c'è stato l'11 febbraio ma si è delineata immediatamente la difficoltà nell'andare avanti nel negoziato con i sindacati che hanno poi proclamato lo sciopero per il 28 marzo. "Federmeccanica, Assistal e Unionmeccanica - ha sottolineato Michele De Palma numero uno della Fiom-Cgil - stanno avendo un comportamento irresponsabile e antidemocratico non riaprendo il tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto nazionale dei metalmeccanici. C'è bisogno di agire immediatamente per la riapertura del negoziato. E' inaccettabile che le nostre controparti facciano come le tre scimmiette: non sentono, non vedono e non parlano. Un Paese che vuole avere un futuro in una fase così complicata per l'economia e l'industria, ha bisogno di rinnovare i contratti nazionali. Vogliamo più salario, la riduzione dell'orario, la stabilizzazione dei rapporti di lavoro e più tutele e diritti per i lavoratori anche degli appalti. Questo - ha concluso - è l'investimento sul futuro che il sistema delle imprese deve fare e su cui chiediamo la garanzia da parte del Governo". La Uilm invece non vuole un ruolo attivo del Governo ma chiede la detassazione degli aumenti ottenuti con il contratto nazionale perché questo di fatto potrebbe sbloccare la trattativa.
"E' inaccettabile - ha detto il segretario generale, Rocco Palombella - che Federmeccanica e Assistal restino ferme e indisponibili a riprendere il confronto" a fronte di un contratto scaduto già da nove mesi. Noi non ci fermeremo, non rinunceremo alla lotta fino alla conquista del rinnovo del contratto nazionale. "Ci troviamo - ha detto ancora - in una situazione assurda e pericolosa, con la presenza anche di aziende che premiano i lavoratori che non scioperano, come accaduto a Padova la scorsa settimana. Ci aspettiamo da Federmeccanica e Assistal la massima responsabilità sociale per evitare degenerazioni intollerabili". "E' importante dare continuità alle iniziative di lotta visto che non ci sono state risposte- ha detto il leader della Fim Cisl Ferdinando Uliano - metteremo in atto iniziative più forti".
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