"L'America è tornata... e l'American dream sta crescendo, più grande e migliore che mai". Donald Trump esordisce così davanti al Congresso ma attende quasi la fine del suo discorso sullo stato dell'Unione per dare la notizia che tutti aspettavano, ossia una svolta sull'Ucraina.
"Ho ricevuto un'importante lettera dal presidente ucraino Zelensky che si dice pronto a sedersi al tavolo delle trattative il prima possibile per avvicinarsi a una pace duratura e a firmare l'accordo sulle terre rare in qualsiasi momento", ha svelato nel suo divisivo intervento di 100 minuti, il più lungo di sempre di un presidente americano davanti alle camere riunite (oltre il record di 89 minuti di Bill Clinton nel 2000). Una retromarcia che era stata anticipata dal leader ucraino su X ma ora confermata con una missiva ufficiale al capo della Casa Bianca, che ha detto di "apprezzare" l'apertura. "Abbiamo ricevuto forti segnali" anche dalla Russia, "sono pronti per la pace", ha aggiunto, sottolineando di aver avuto "discussioni serie" con Mosca. Il disgelo non gli ha impedito di attaccare l'Europa, accusata nuovamente di aver "speso più soldi per acquistare petrolio e gas russi di quanto ne abbia spesi per difendere l'Ucraina", e Joe Biden, che "ha speso più soldi dell'Europa".
Trump ha inoltre difeso la sua guerra dei dazi che ha affondato le Borse, spiegando che le tariffe "non servono solo a proteggere i posti di lavoro americani ma anche l'anima del nostro Paese", pur ammettendo che "ci saranno dei piccoli scompigli". Quindi ha ribadito che gli Usa "risponderanno dazio su dazio, tassa su tassa", e che Messico e Canada "devono fare di più per fermare il traffico di fentanyl e di clandestini", lasciando aperta la porta ad un compromesso. Sempre sul fronte estero, il tycoon ha confermato l'intenzione di riprendersi il Canale di Panama, in parte già strappato ai cinesi con il fresco acquisto di due porti da parte di BlackRock, e la Groenlandia "in un modo o nell'altro", pur dicendo di voler rispettare il diritto della popolazione di determinare il suo futuro.
Per il resto Trump ha vantato i successi dei suoi primi 43 giorni in carica, osannato dai repubblicani, mentre alcuni dem hanno disertato l'appuntamento per protesta ed altri lo hanno interrotto ripetutamente (un deputato è stato espulso dall'aula). Tra i loro ospiti alcune vittime delle politiche di Trump. Deputate e senatrici del partito dell'Asinello si sono vestite di rosa per "dimostrare l'unità delle donne" contro The Donald e in difesa dei diritti riproduttivi. Tra i cartelli di protesta anche uno con lo slogan 'Musk steals' (Musk ruba). Ma Trump lo ha ringraziato e ha difeso i tagli del suo Doge contro un' onnipotente burocrazia di non eletti (standing ovation dai repubblicani, fischi dall' opposizione), facendo un controverso elenco di presunti sprechi, tra cui uno nell' enclave sovrana del Lesotho in Sudafrica, definito offensivamente "un Paese che nessuno ha mai sentito". Quindi ha attaccato Biden per avergli lasciato in eredità "una catastrofe economica e un'inflazione da incubo", accusandolo anche per i prezzi stellari delle uova.
Trump ha dichiarato nuovamente guerra ai cartelli della droga e ha chiesto al Congresso più fondi per le deportazioni di massa dei clandestini e per realizzare uno scudo analogo all'Iron Dome di Israele per proteggere l'America. Spazio anche per le guerre culturali: "il nostro Paese non sarà più woke".
"Abbiamo realizzato più in 43 giorni - ha detto - di quanto la maggior parte delle amministrazioni realizzi in 4 o 8 anni, e abbiamo appena iniziato. Torno in quest' aula stasera per riferire che lo slancio dell'America è tornato. Il nostro spirito è tornato. Il nostro orgoglio è tornato. La nostra fiducia è tornata. E il sogno americano sta crescendo, più grande e migliore che mai. Il sogno americano non è stoppabile e il nostro Paese è vicino a una rimonta come il mondo non ha mai visto e forse non vedrà mai più". Fino a "piantare la bandiera Usa su Marte e oltre".
A Trump arriva la risposta del ministro della Difesa danese che alla televisione pubblica DR ha risposto alle dichiarazioni del presidente degli Stati Uniti sull'annessione della Groenlandia agli Usa: "Non accadrà", ha detto Troels Lund Poulsen. "La direzione che la Groenlandia vuole prendere, sarà scelta dai groenlandesi", ha affermato sottolineando però che Trump ha menzionato il suo "rispetto per la popolazione groenlandese e (i suoi) desideri". Per il primo ministro della Groenlandia Múte B. Egede "la Groenlandia appartiene ai groenlandesi". "Non siamo americani, non siamo danesi, perché siamo groenlandesi. Questo è ciò che gli americani e i loro leader devono capire", ha detto in un post su Facebook. "Non siamo in vendita e non possiamo semplicemente essere presi", ha aggiunto, come riporta il Guardian. Egede ha insistito sul fatto che "il futuro del Paese sarà determinato da noi nel nostro Paese, ovviamente". La prossima settimana, l'11 marzo, si terranno le elezioni generali in Groenlandia.
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