L'auspicio è una normalizzazione dei rapporti, ma le premesse alla vigilia dell'incontro tra l'Associazione nazionale dei magistrati e il presidente del Consiglio Giorgia Meloni sono già avvelenate da nuove polemiche. La questione della separazione delle carriere non sarà l'unico tema sul tavolo per l'Anm, che nelle prossime ore a Palazzo Chigi manifesterà alla premier le ragioni della propria contrarietà alla riforma della Giustizia.
Tra le dirette conseguenze della trasformazione dettata dal disegno di legge costituzionale potrebbe esserci l'intenzione del governo di togliere ai pubblici ministeri la guida della polizia giudiziaria per le inchieste. Se infatti i pm dell'accusa (definiti dal ministro Nordio attualmente dei 'superpoliziotti') e la controparte della difesa saranno messi sullo stesso piano, non ci sarà più alcun controllo giudiziario da parte del pubblici ministeri né poteri di impulso in questo senso.
"Su questo sono agitato. I miei colleghi sono stupiti e sconcertati: questa indicazione sarebbe in palese contrasto con una norma della Costituzione che non è oggetto della riforma, l'articolo 109", sostiene il presidente dell'Associazione, Cesare Parodi - Il tema è talmente delicato che mi augurerei un chiarimento, perché tutti i colleghi se lo aspettano. Ciò avvalora la nostra tesi sul problema della separazione delle carriere", aggiunge il leader del sindacato lasciando trasparire i suoi timori di sempre, ovvero il rischio che il potere del pm e dunque quello delle investigazioni di polizia giudiziaria (che ha una sua precisa scala gerarchica confinante con i vertici della politica) possano finire sotto il controllo dell'Esecutivo.
Un'eventualità che la premier Meloni invece esclude. "Mi aspetto che anche gli avvocati dicano qualcosa perché il tema non è affatto secondario", aggiunge Parodi cercando una sponda dal mondo dell'avvocatura, che incontrerà nelle prossime ore la premier a Palazzo Chigi in mattinata, prima dei magistrati. Solo pochi giorni fa il governo sembra aver teso una timida mano alle toghe, lasciando trapelare una disponibilità sui temi delle quote rosa e del sorteggio temperato per i componenti del Consiglio superiore della magistratura. Ma ciò potrebbe non bastare visto che su Alta Corte, doppio Csm e separazione delle carriere, ovvero i tre pilastri della riforma costituzionale che sta facendo il suo percorso in Parlamento, l'Esecutivo non intende affatto cedere.
"Forse parlare di pace sarebbe presuntuoso. Che domani ci sia un avvio dei processi di normalizzazione e di comprensione reciproca, è una mia viva speranza: un rapporto normale e fisiologico tra i vari organi e poteri dello Stato", ammette Parodi in vista dell'incontro con il presidente del Consiglio e il Guardasigilli. Dal canto suo la premier ha già assicurato l'intenzione di affrontare l'incontro con l'Anm "con uno spirito aperto, con grande rispetto". A mostrare compattezza tra le toghe è però anche il Comitato intermagistrature, composto dalle associazioni rappresentative dei magistrati ordinari, contabili, amministrativi, tributari e militari, attraverso tutte le sue componenti, che esprime "forte preoccupazione per i contenuti e le modalità con cui vengono portate avanti riforme". L'auspicio è che "si recuperi un metodo che nell'approccio" e che tali provvedimenti "non si risolvano comunque in pregiudizio per l'autonomia e l'indipendenza della magistratura".
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