La prima decisione importante che il nuovo Papa doveva prendere, già all'indomani dell'elezione, è risultata alla fine la più naturale. Leone XIV ha infatti deciso di confermare in via provvisoria tutti gli incarichi di Curia e di riservarsi quindi un periodo di "riflessione, preghiera e dialogo" prima di adottare decisioni definitive. Robert Francis Prevost faceva già parte della squadra nominata da papa Francesco, in quanto prefetto del Dicastero per i Vescovi, e sarebbero state ben poco probabili rimozioni o sostituzioni immediate di confratelli con cui condivideva i ruoli di governo della Chiesa.
L'atteggiamento posato, meditato di papa Leone emerge prima di tutto in questo: nessuno 'scossone' ci sarà ora nel potere vaticano, nessuna entrata a gamba tesa né bruschi allontanamenti d'autorità. Si soppeseranno adeguatamente obiettivi nei vari comparti, esperienze e competenze, sintonie di vedute e capacità, oltre che desideri, personali.
Ecco quindi che "Sua Santità Leone XIV ha espresso la volontà che i capi e i membri delle Istituzioni della Curia Romana, come pure i segretari, nonché il presidente della Pontificia Commissione per lo Stato della Città del Vaticano, proseguano, provvisoriamente, nei rispettivi incarichi donec aliter provideatur", cioè finché non si provveda diversamente, ha riferito oggi un comunicato. Il Pontefice "desidera, infatti, riservarsi un certo tempo per la riflessione, la preghiera e il dialogo, prima di qualunque nomina o conferma definitiva".
Con l'avvento di Prevost al posto di Bergoglio, comunque, non si può certo dire che tutto resti come prima. Non siamo in una situazione da "gattopardo". I cambiamenti ci saranno, anche se graduali e ben ponderati, magari con un impianto decisionale meno accentratore che con Francesco e, si pensa, ascoltando anche i consigli di quelli che saranno i collaboratori più fidati. Alla vigilia del Conclave si è parlato del fatto che nelle congregazioni emergesse l'idea di un "consiglio episcopale" che aiutasse e collaborasse col nuovo Papa. Ma lo stesso Bergoglio aveva un suo "consiglio dei cardinali" (il C9) che ha fatto la sua parte soprattutto nel lungo lavoro di ben nove anni per la riforma della Curia romana e della stesura della costituzione apostolica 'Praedicate Evangelium'.
Si vedrà ora se Prevost vorrà confermare anche questo tipo di struttura. Ma si vedrà anche quanto peseranno, oltre al carattere e all'esperienza personale, le 'appartenenze' - Bergoglio era un gesuita, Prevost un agostiniano - perché si possa aspirare a incarichi o promozioni. Ben più di questo contano, però, le identità di vedute sui dossier importanti.
Leone XIV resta un bergogliano, anche se moderato. Dunque, da da una parte sicuramente manterranno la stessa precedente spinta i capitoli legati alla dottrina sociale della Chiesa - Prevost ha scelto il nome da Papa in continuità con l'autore della Rerum novarum' -, quindi l'opzione per i poveri, la vicinanza ai migranti, la promozione umana e lo sviluppo integrale, e quelli sull'azione della Santa Sede per la pace, in cui Leone XIV continuerà da subito ad avvalersi dell'esperienza del segretario di Stato Pietro Parolin e, con lui, della rete diplomatica vaticana sparsa nei cinque continenti. Dall'altra, invece, forse qualche rallentamento ci potrà essere in materie come la morale sessuale, i diritti civili, i temi etici, su cui Prevost non è certo un progressista e magari certe aperture o liberalizzazioni che ci sono state con Francesco possono non risultargli gradite.
Per questo, nel campo dottrinale, si dovrà vedere se continuerà ad avvalersi come prefetto del teologo di riferimento di Bergoglio, l'argentino Victor Manuel Fernandez, cui si deve anche il documento Fiducia supplicans che ha liberalizzato la benedizione delle coppie gay. Ma è bene ricordare che un Papa va sempre visto all'opera, e come accaduto con precedenti Pontefici, potrebbero non mancare sorprese, come in fondo può essere stata la stessa elezione di Prevost già al quarto scrutinio.
Il chiarissimo riferimento fatto nel suo primissimo discorso dal neo-eletto Papa che "vogliamo essere una Chiesa sinodale, una Chiesa che cammina, una Chiesa che cerca sempre la pace, che cerca sempre la carità, che cerca sempre di essere vicino specialmente a coloro che soffrono" fa capire molte cose. Tra le altre, anche che il percorso della sinodalità e chi lo porta avanti possono procedere con serenità.
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