E' andato in scena ieri sera al
teatro comunale di Bolzano LeSacre du Printemps interpretato dal
collettivo Dewey Dell, fondato tra Cesena e Berlino nel 2006 da
Teodora Castellucci, Agata Castellucci, Vito Matera, e del
musicista Demetrio Castellucci.
Il balletto, frutto della creatività di tre visionari del
Novecento - Sergej Djagilev fondatore dei Balletti Russi, il
coreografo Nijinskij e Igor Stravinskij per le musiche - è stato
un evento rivoluzionario nell'epoca che l'ha prodotto (1913), ma
è ancora oggi un'opera dirompente, che da oltre un secolo
infiamma i palcoscenici di tutto il mondo, grazie ad artisti che
ne hanno subito la fascinazione.
Dewey Dell ha portato in scena il suo Sacre, intersecando
danza e performing arts con altre forme d'arte come cinema,
letteratura, fotografia e creazioni digitali, indagando anche
altri universi come quello animale e vegetale. Quella dei Dewey
Dell è un'interpretazione sentita, oltre che estremamente
personale dell'opera che mescola visioni contemporanee e
atmosfere arcaiche, costumi stravaganti e immaginari
novecenteschi archetipici del Sacre, dimensione universale della
condizione umana e attualità di un presente complesso in
mutazione continua.
Nel regno animale e vegetale la coesistenza di vita e morte
diventa ancora più letterale: la morte è spesso parte del
processo di fecondazione e la vita brulica sulle carcasse
decomposte. Soprattutto tra gli insetti, i semi e le muffe, la
morte è una presenza accogliente; la morte è un invito alla
vita. L'interpretazione di Dewey Dell ruota attorno all'idea di
riportare alla natura la potenza tellurica del Sacre. La
narrazione originale dell'opera, che parla di un antico rito
pagano con il sacrificio di una vita umana per la fertilità del
suolo, trova molte analogie nella natura: un fiore che dona il
suo polline, un fungo che diffonde le sue spore, una carcassa in
decomposizione sono alla pari con l'eletta. Ciò che prima era
una questione culturale diventa qui una questione naturale.
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