Visita istituzionale questa
mattina, a Molino Silla, la struttura terapeutica fondata da don
Pierino Gelmini, dei sottosegretari alla giustizia, Andrea
Delmastro e all'Interno, Emanuele Prisco.
Focus dell'incontro la conoscenza dei protocolli adottati
dalla Comunità incontro per la cura delle dipendenze, con
particolare riferimento alle procedure previste per
l'accoglienza dei detenuti provenienti dal carcere.
"L'obiettivo, oltre ad approfondire la normativa, è stato
quello di indagare sulla motivazione che spinge i detenuti a
scegliere un programma di recupero alternativo al carcere - si
legge in una nota di Molino Silla -, optando di proseguire la
loro pena in una comunità terapeutica".
All'incontro ha partecipato anche Massimo Canu,
psicoterapeuta ed esperto presso il dipartimento politiche
antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri. Oggi, la
struttura può ospitare ragazzi con quattro tipologie di
provvedimento alternativo alla detenzione: affidamenti in prova
ai servizi sociali, arresti domiciliari, messa alla prova e
lavori di pubblica utilità.
"Il Terzo settore, le comunità terapeutiche sono la risposta
al sistema carcerario italiano e per dare alle persone una
seconda opportunità - ha affermato Delmastro -. La vera
rieducazione è la disintossicazione. Grazie a momenti come
quello di oggi possiamo individuare un sistema per far
interagire giustizia e strutture terapeutiche con l'obiettivo di
portare le persone che intendono intraprendere un percorso di
recupero, nel posto giusto".
"Da parte del Governo è forte il contrasto alle dipendenze e
ai trafficanti di droga - ha detto Prisco -. La Comunità
Incontro è un'eccellenza che l'Umbria ospita in termini
riabilitativi, una struttura che va supportata perché offre una
seconda possibilità a chi cade".
"Come Comunità - ha detto il capo struttura, Giampaolo
Nicolasi - concordiamo con Delmastro e Prisco e chiediamo che la
magistratura possa intervenire ancor prima che il
tossicodipendente entri in carcere affinché ai tanti detenuti
presenti negli istituti penitenziari italiani, sia offerta la
possibilità di seguire in alternativa il percorso di recupero".
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