I cristiani che non approfondiscono
la loro fede e si fermano dunque alla 'reception' della Chiesa;
il prete che dice ai fedeli di spegnere il cellulare e poi
lascia il suo acceso durante la messa; la futura sposa che cerca
la chiesa 'intonata' al suo vestito. Sono alcuni dei tanti
aneddoti raccontati da Papa Francesco nei discorsi, interviste,
nelle omelie delle messe. Ora un libro raccoglie 100 + 10
'parabole' di Papa Francesco ("C'era un vecchio gesuita
'furbaccione'", di Luigi Accattoli e Ciro Fusco, Edizioni
Paoline).
Papa Francesco parla spesso in "parabole" tratte dalla vita
vissuta, con parole e immagini che risultano completamente nuove
per la lingua dei Papi. Gli autori, che hanno riportato e
analizzato centodieci di questi racconti, sono arrivati a tre
conclusioni: che Francesco usa il genere narrativo della
parabola per esplorare il nuovo, per scuotere gli ascoltatori,
per dire qualcosa dove non può dire tutto.
Sono presentati come uno tra i suoi generi preferiti di
comunicazione e vengono chiamati: magistero narrativo, pedagogia
vissuta, racconti del pastore. "Il Papa propone l'annuncio del
Vangelo attraverso un ritorno, almeno ideale o simbolico,
all'arte comunicativa di Gesù - sottolineano gli autori -, che
fu grande nell'uso della parabola".
Tra i racconti scelti anche una confessione di Bergoglio,
fatta alla prima Veglia di Pentecoste del suo pontificato,
quella del 2013: raccontò che quando prega la sera davanti al
tabernacolo "alcune volte mi addormento un pochettino; questo è
vero, perché un po' la stanchezza della giornata ti fa
addormentare. Ma Lui capisce. E sento tanto conforto quando
penso che Lui mi guarda. Noi pensiamo che dobbiamo pregare,
parlare, parlare, parlare...No! Lasciati guardare dal
Signore".
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