"Siamo nati per ascoltare. Eppure non ce lo ricordiamo più": prende il via da questo pensiero un nuovo libro dedicato all'ascolto. Dalle Sacre Scritture al silenzio dei monasteri, dalle periferie del mondo alla realtà della disabilità, dalla natura alla musica, il libro è un viaggio per riprendere questa attività che nella vita frenetica di ogni giorno è spesso messa da parte. "Esercizi di ascolto", scritto dalla giornalista Luisa Pozzar per le edizioni NuovaDimensione, è "un percorso di parole e voci, un viaggio verso un luogo in cui scoprirci tutti più umani", come si legge nel sottotitolo in copertina.
La prima tappa è la Sacra Scrittura perché è lì che ci sono decine e decine di riferimenti all'"ascolto". Il viaggio poi continua nel silenzio dei monasteri e con l'incontro con le monache del monastero di Rimini. Le religiose ascoltano ogni giorno i dolori e le preoccupazioni delle persone. "Hanno molto bisogno di ascolto e questo manca tanto nelle famiglie perché c'è sempre Sorella Televisione accesa e in casa non ci si ascolta più", racconta suor Nella Letizia Castrucci, abbadessa del monastero. Parla invece dall'eremo di Saiano (Rimini) don Osvaldo Caldari, una vita dove "gli ingredienti sono i tempi di preghiera, il lavoro e l'accoglienza e il colloquio con le persone. Io respiro la dimensione della bellezza della natura attraverso gli altri".
Ma l'ascolto è anche musica, poesia, natura, in questo libro che è un viaggio intimo alla ricerca del senso della vita, attraverso proprio i suoni del mondo.
C'è poi l'ascolto del dolore, come quello di don Luigi Verdi a Romena, la comunità dell'aretino dove trovano conforto i genitori che hanno perso un figlio. "Si può ascoltare il grido di una mamma cui muore un figlio, si possono ascoltare i lamenti di chi sta morendo, però lì ci vuole di più dell'ascolto. Ci vuole uno stare accanto. Ti vengono i brividi - racconta don Luigi - quando stai davanti a una persona a cui è morto un figlio… davanti a loro credo le parole siano veramente inutili… Per questo ho piantato centinaia di mandorli perché loro avessero una simbologia. Perché i gesti contano più delle parole: sono più potenti".
Ma spesso è proprio la Chiesa a non essere stata capace di ascoltare: "Per secoli - sottolinea l'autrice - ha puntato il dito contro i 'disordini' delle persone divorziate e risposate e, ancora di più, delle persone Lgbtqia+ senza possibilità di appello. Soprattutto senza dialogo".
C'è poi l'ascolto di chi arriva nel nostro Paese con la speranza di una nuova vita. Lo racconta nel libro padre Camillo Ripamonti del Centro Astalli, la struttura dei gesuiti che si occupa dei rifugiati: "Chi scappa è costretto a farlo. Perciò si mette in fuga. Ecco allora che l'ascolto diventa per il migrante, per il rifugiato un'offerta di incontro, un'oasi di sosta nella sua fuga. Un tempo per ascoltare non soltanto la sua storia, ma la sua vita" dice parlando con Luisa Pozzar.
Infine l'ascolto delle periferie: "Quando papa Francesco ci chiede - e ai giornalisti lo chiede un po' di più - di illuminare le periferie, chiede di andare dove i riflettori dell'informazione non sono mai puntati, di andare a raccontare le storie e le situazioni che nessuno racconta perché a nessuno interessano. Chiede di andare proprio lì, nelle periferie, dove è possibile ribaltare l'ordine delle notizie, dove magari nel silenzio ci sono foreste che crescono pure in mezzo a tantissimi alberi che cadono", conclude l'autrice.
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