"Il reato di omicidio sul lavoro e
lesioni gravi e gravissime è una necessità irrimandabile. A tal
proposito da mesi stiamo raccogliendo firme a sostegno di una
legge di iniziativa popolare che prevede l'introduzione di tali
reati e che costringerebbe il parlamento ad affrontare il tema".
Lo afferma, in una nota, la federazione Abruzzo e Molise
dell'Usb intervenendo sulla morte di un operaio di 46 anni,
colpito all'addome da un tubo metallico mentre stava lavorando
alla Proma SpA, azienda di Atessa (Chieti) che produce pezzi per
il settore automotive. L'Usb, dopo aver sottolineato che il
2023 è stato un anno orribile per l'Abruzzo, risultata la
regione con il maggior incremento di morti sul lavoro rispetto
al 2022 - anno in cui era già aumentato il numero di morti
rispetto al 2021 - evidenzia che "la politica deve intervenire e
crediamo, come abbiamo proposto a tutti i gruppi consiliari
regionali, che è necessario potenziare gli organici degli enti
di controllo delle Asl e attuare una loro riforma profonda per
non lasciare scampo a chi non rispetta le regole. Alle aziende
che violano le leggi sulla sicurezza va sospesa l'attività e
occorre prevedere controlli stringenti periodici: meglio
lavoratori cassintegrati che morti".
L'Usb ha ribadito, nella riunione del Comitato Regionale di
coordinamento in materia di salute e sicurezza sul lavoro
tenutasi a Pescara lo scorso 20 dicembre, che "non bastano
formazione e informazione, ma serve ben altro per fermare questa
carneficina".
"Nei prossimi giorni - conclude la nota - programmeremo
scioperi in tutte le aziende della Val di Sangro in cui siamo
presenti, per ricordare Roberto, tutti i lavoratori morti sul
lavoro e per chiedere vera giustizia per loro e per le loro
famiglie. In questo momento sentiamo che è il modo migliore per
mostrare la nostra vicinanza alla famiglia di Roberto. Se i
lavoratori muoiono il minimo è che, se vi sono responsabilità,
chi le ha deve pagare con la galera".
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