Cresce la desertificazione
bancaria anche in Abruzzo: 187 Comuni su 305 sono senza
sportelli bancari e nel 2024 ogni provincia ne ha persi tre
rispetto all'anno precedente. I numeri sono stati elaborati
dalla Federazione Autonoma Bancari Italiani (Fabi) nel report
annuale che conferma il trend negativo di chiusure anche in
Abruzzo.
"Nella nostra Regione, nel corso del 2024, gli sportelli dei
vari istituti di credito sono passati da 407 a 395: in ogni
provincia sono state chiuse tre filiali", afferma Davide Di
Basilio segretario coordinatore della FABI di Pescara/Teramo.
"Nel solo 2024 - aggiunge Di Basilio - il numero degli
abruzzesi che vivono in comuni privi di un presidio bancario è
salito di oltre 22 mila unità. L'aspetto più preoccupante è il
continuo aumento dei comuni che non ha più neanche uno sportello
bancario; a fine 2024 oltre il 61% dei comuni abruzzesi ne era
privo; e, cosa ancor più grave, quando una banca chiude l'ultima
filiale presente sul territorio spesso non lascia neanche uno
sportello ATM dove poter prelevare contante o svolgere le
operazioni bancarie minime. Naturalmente i soggetti più
penalizzati sono gli anziani e coloro che hanno difficoltà a
spostarsi, oltre alle microimprese che sul territorio
rappresentano il cuore pulsante della nostra economia".
"Apprendiamo con soddisfazione - sottolinea Di Basilio - che,
recentemente, nella seconda riunione dell'Osservatorio
sull'accesso al credito e alle imprese è stata trattata con
attenzione la questione della riduzione degli sportelli; la
politica può e deve svolgere un ruolo fondamentale per bloccare
e nel caso provare ad invertire questo trend. La mancata
presenza di banche nei centri rende l'accesso al credito sempre
più una corsa ad ostacoli per gli imprenditori e di conseguenza
ne risente l'intera economia regionale; le banche sono un
supporto per imprese e territori e garantiscono anche un
presidio di legalità. Alcuni istituti - conclude il segretario
della FABI - hanno fortunatamente terminato i piani di chiusura
mentre altri continueranno e la crescente digitalizzazione non
ci fa presagire nulla di buono".
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