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ANSAcom - In collaborazione con Cybersec 2025
"Sul versante delle tecnologie da utilizzare a fini investigativi, c'è da recuperare un grande ritardo perché il sistema giudiziario e anche le forze di polizia, e a lungo anche il sistema di intelligence, con il passaggio all'era digitale si è trovato in una condizione di pratica ignoranza delle tecnologie che vengono utilizzate. Condizione che tuttora perdura e non è tollerabile traferire e trascinare anche nell'era dell'intelligenza artificiale e generativa". Così il procuratore nazionale Antimafia e Antiterrorismo, Giovanni Melillo, al CyberSec 2025, in corso a Roma. "Con l'Ai si moltiplicheranno minacce e problemi, i teatri di guerra sono anche di sperimentazione di nuove tecnologie. Quelle tecnologie saranno impiegate a scopi auspicabilmente pacifici ma probabilmente anche per scopi che di pacifico non hanno nulla - ha aggiunto - Cresceranno le minacce, ma cresceranno anche le capacità di investigare, le potenzialità investigative utili per l'attribuzione delle minacce, per la neutralizzazione degli attacchi informatici, utili per la stima dei danni prodotti alle infrastrutture di cui oggi sappiamo poco". Melillo ha evidenziato che "c'è la possibilità di ricavare molti vantaggi da AI, di ricavare una cornice normativa come quella che deriva dal diritto euro unitario. Occorre su questo versante sviluppare un rapporto nuovo, diverso, tra il mondo dell'impresa della cybersecurity e le istituzioni con compiti di giustizia e sicurezza". "La sfida consiste nel dotarsi di sistemi basati su Ai generativa dei quali si sia in grado di controllare sviluppi ed effetti. Una sfida che nessun Paese può affrontare da solo, credo occorra riconoscere e dichiarare che c'è bisogno di più Europa ma c'è bisogno di più Europa anche su tanti versanti, c'è bisogno di più Europa anche sul versante decisivo del rapporto tra tecnologia e sistemi di investigazione", ha concluso.
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