(di Valentina Maresca)
ROMA - Il Centro per l'apprendimento permanente dell'Università di Bari (Cap UniBa) raggiunge un altro traguardo che certifica, anche in senso letterale, l'attenzione per gli studenti rifugiati. Geograficamente esposto ai flussi migratori che interessano il Mediterraneo, il Cap dell'ateneo pugliese è infatti il primo in Italia ad aver ottenuto la certificazione mondiale 'Problem Management Plus' (Pm+) per la formazione dei cosiddetti 'Helper', chiamati a supportare gli studenti dai trascorsi migratori. Questa certificazione è sviluppata dall'Organizzazione mondiale della Sanità, promossa dall'Alto commissariato dell'Onu per i rifugiati (Unhcr) ed erogata dal Mental health and psychosocial support (Mhpss).
"Il Cap è un progetto accolto in ambito accademico nazionale ma sviluppato in maniera strutturata solo a Bari. La professoressa Fausta Scardigno, che lo presiede ed è anche presidente della rete delle università italiane per l'apprendimento permanente, lavora perché sia integrato in tutti gli atenei", ha detto ad ANSAmed Antonella Scalera, funzionaria esperta di validazione e certificazione delle competenze del Cap UniBa ed esperta formatrice in Pm+ dopo il corso in lingua inglese, seguito con altre psicologhe in rappresentanza di vari Paesi.
"Anche per la nostra collocazione geografica, registriamo la presenza di più studenti arrivati con i corridoi universitari, vantiamo una lunga collaborazione con l'Unhcr e abbiamo mandato avanti progetti di integrazione studentesca per i rifugiati. Il Pm+ mi ha dato la possibilità di avere uno scambio, ho portato dei casi pratici e c'è stata un'osmosi di competenze trasversali", ha continuato, spiegando che la certificazione riguarderà in prima istanza il personale tecnico-amministrativo e quali sono le difficoltà maggiori per gli studenti dal retroterra migratorio: "C'è spesso il problema di incomprensione per una questione linguistica e quindi frustrazione, ansia, senso di impotenza e demotivazione dopo mancate risposte allo sportello, che rappresenta il primo orientamento". Ecco perché la formazione si incentrerà sul "programma di risoluzione di problemi pratici come la convalida di un esame, il riconoscimento dei crediti formativi universitari, insomma una serie di attività risolvibili con poche tecniche".
Scalera ha insistito sull'importanza del Cap, per il quale la certificazione Pm+ è un valore aggiunto: "Abbiamo riattivato percorsi interrotti. Incontriamo studenti lontani dalle proprie famiglie, quindi vediamo anche una depressione da mancanza di tessuto sociale. Il nostro obiettivo è formare tutto il personale".
Il Cap UniBa si autofinanzia attraverso il Dipartimento di ricerca e innovazione umanistica, che si pone come realtà apripista dell'ateneo barese ed è diretto dal professor Paolo Ponzio. "Le facoltà più scelte dagli studenti rifugiati iscritti sono Lingue, Filosofia, Lettere, ma anche Scienze politiche e Informatica, con molti afghani che sono dei veri e propri geni in questo campo. Alcuni ottengono il riconoscimento dei titoli di partenza", ha illustrato ancora Scalera tornando alla sua esperienza formativa in ambito Pm+.
"Al corso bisognava portare dei casi pratici, così si sono proposti volontariamente dei ragazzi tra i quali un'afghana, attivista per i diritti delle donne nel suo Paese - ha raccontato Scalera -. Attraverso le cinque sessioni formative, che permettono di individuare un problema pratico e di risolverlo, lei è riuscita a trovare una casa". Una tappa in più nel complesso percorso dell'integrazione.
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