La discussione divide i sostenitori del significato religioso e culturale di questa tradizione secolare, da chi sostiene invece che rinunciare alla festa, anche solo per una volta, "allevierebbe gli oneri finanziari sulle famiglie in difficoltà".
Mentre il governo annuncia di aver provveduto con
successo a importare ovini dall'estero, a organizzare 34 souk
temporanei per la vendita, e a controllare i capi di bestiame in
vendita, la crisi economica fa comunque sentire i suoi effetti.
Dal punto di vista religioso, il sacrificio del montone è
una 'sunnah' dell'islam, cioè una tradizione, non un obbligo.
Chi non può permetterselo, non è tenuto a seguirlo.
E c'è
persino chi suggerisce che "il re potrebbe compiere il
sacrificio a nome di tutta la nazione". Ma va da sé che una
cancellazione nazionale del rito avrebbe ripercussioni religiose
in Marocco e a ricaduta sui paesi musulmani.
Secondo le associazioni di tutela dei consumatori, i prezzi
delle pecore e delle capre sacrificali dovrebbero aumentare fino
a 1.500 dirham in più (circa 150 euro) rispetto allo scorso
anno: un aumento che porterebbe il prezzo fino all'equivalente
di 500 euro per capo di bestiame. Ci sono già stati dei
precedenti in Marocco, l'Aid el Adha fu sospesa per esempio nel
1963, quando era in corso la "guerra di sabbia" tra Marocco e
Algeria; nel 1981, a causa di una grave siccità che colpì il
paese e portò alla morte di gran parte del bestiame. E, infine,
nel 1996, sempre per la grave siccità che raggiunse il culmine
nel '95 e costrinse il governo a dichiarare lo stato di
calamità. (ANSAmed).
Riproduzione riservata © Copyright ANSA