La sua protesta contro i rincari sul
pesce, partita da un negozietto del quartiere Al Massira, a
nord-ovest della città ocra, è finita su tutti i giornali
rischia di diventare un caso politico.
Quel che ha fatto è semplice: ha deciso di non
approvvigionarsi più dai grossisti e di comprare la merce solo
dai pescatori.
Si ritaglia un margine di guadagno minimo, quanto
basta per vivere, come lui stesso racconta sui social e
soprattutto su TikTok, dove ormai è conosciuto e seguito come
una star. "Compro a 4 dirham, vendo a 5. Compro a 3, vendo a 4",
dice con linguaggio diretto e comprensibile a chiunque.
Ma così facendo rompe la catena di vendita degli
intermediari e per questo è stato attaccato. Il servizio di
igiene gli ha chiuso il negozio, i grossisti gli hanno sbattuto
la saracinesca in faccia, i clienti però lo hanno sostenuto. E
giorno dopo giorno, si capiva che a sostenere le sue ragioni non
potevano essere solo i residenti del quartiere. La coda davanti
al negozio, anche quando era chiuso, era lunga sempre alcune
centinaia di metri. Attorno al pescivendolo si è creato un
movimento di protesta di consumatori stanchi di pagare aumenti
incomprensibili, soprattutto quando si avvicinano le feste.
In Marocco c'è un Ufficio della Concorrenza che tenta di
porre fine all'intermediazione abusiva, ma fin qui, è stato più
efficace il pescivendolo di Marrakech. Abdellilah ha gettato un
sassolino nel meccanismo del sistema: ha venduto le sardine a 5
dirham al chilo, mentre gli altri che seguono la catena dei
distributori le acquistano a 4 dirham e le rivendono a un prezzo
compreso tra i 10 e i 20, generando margini ingiustificati che
strangolano il potere d'acquisto dei cittadini, soprattutto
sotto Ramadan, quando esplode il consumo di pesce.
Intanto il commerciante è stato convocato dal prefetto che
gli ha consentito di riaprire il suo piccolo negozio alla
periferia di Marrakech. Il responsabile del distretto è stato
licenziato. Gli attivisti dei diritti umani e le ong chiedono
sia aperta un'inchiesta giudiziaria, perché sostengono
"licenziare il capo distretto non fa emergere i veri
responsabili dell'aumento dei prezzi". (ANSAmed).
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