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Don Diana, la croce di mamma Iolanda nel libro di Raffaele Sardo

Don Diana, la croce di mamma Iolanda nel libro di Raffaele Sardo

'Per rabbia e per amore', le 'armi' che hanno sconfitto il clan

NAPOLI, 16 marzo 2024, 13:25

Redazione ANSA

ANSACheck

- RIPRODUZIONE RISERVATA

Cosa spinge una mamma che ha perso un figlio in un agguato della criminalità organizzata ad imbracciare la croce e a portare nel mondo la memoria del figlio contro tutto e tutti, esponendosi e rischiando, quando potrebbe chiudersi nel proprio dolore? Se lo chiede implicitamente il giornalista-scrittore Raffaele Sardo nel suo ultimo libro su don Peppe Diana, il sacerdote ucciso dal clan dei Casalesi il 19 marzo di 30 anni fa. E la risposta a questo quesito universale è nel titolo del volume: "Per Rabbia e per Amore". È questo mix di sentimenti interiori - amore sconfinato di una madre prima di tutto - che spinge Iolanda Di Tella, la madre di don Peppe, a lottare per salvaguardare la memoria del figlio giustiziato dalla malavita e vilipeso dalla voci ingiuriose finite anche sulla stampa, e a trasformare un dolore quasi innaturale in forza; allo stesso modo in cui mamma Felicia, la madre di Peppino Impastato, lotta per far conoscere a tutti la verità sulla morte del figlio, che gridava a tutti in radio quanto fosse negativa la mafia, cui il papà apparteneva. Le due madri, entrambe decedute qualche anno fa, si incontrano in Paradiso, dove si riuniscono con i propri figli - mamma Iolanda anche con papà Gennaro, padre di don Peppe - e possono raccontarsi, questa volta senza angoscia, ma con la consapevolezza di chi sa di aver fatto il proprio dovere, quello che è stato perdere un figlio e quello che è stato lottare per salvaguardare la memoria. Ed è attraverso i dolorosi ricordi e le parole delle due madri-coraggio che Sardo, da giornalista e attivista del Comitato don Peppe Diana da sempre presente sul territorio, ripercorre la parabola di vita di don Peppe, il prima e il dopo il delitto, che ha fatto da spartiacque alla storia di Casal di Principe e del Casertano. Prima del 19 marzo 1994 c'era il Don Diana che si era fatto prete per amore di Dio e del suo popolo; che si immagina votato al martirio per salvare la sua gente dalla camorra, come emerge dal suo profilo vocazionale, in cui, si legge nel libro di Sardo, don Peppe sceglie un passo del Vangelo di Giovanni: "se il seme del frumento non finisce sotto terra e non muore non porta frutto, se muore invece porta molto frutto". Dopo il quel 19 marzo di 30 anni fa, c'è invece il messaggio di vita e speranza di don Peppe contro la prepotenza dei clan, portato nel mondo tra mille difficoltà dagli scout di cui faceva parte, tra cui si erge la figura di Valerio Taglione, fondatore del Comitato don Diana e poi morto troppo presto nel 2020 per una brutta malattia; anche lui, nel paradiso immagino da Sardo, trova il suo posto accanto a don Peppe, suo maestro di vita. E c'è il dolore di mamma Iolanda, che "tira fuori gli artigli come solo una madre sa fare" scrive l'autore, e che dà forza e universalità al messaggio del figlio. E proprio la rabbia e l'amore di mamma Iolanda diventano le "armi", fatte proprie da tante persone di buona volontà, che negli anni hanno portato alla sconfitta del clan dei Casalesi. Nel libro non vengono lesinate, sempre attraverso le parole di mamma Iolanda, critiche alla Chiesa per non aver preso subito posizione a favore di don Peppe, e ancora oggi per non riuscire ad ultimare la causa di beatificazione del prete; chissà se l'aver recuperato la dimensione religiosa di don Peppe, che come scrive Sardo vedeva il suo servizio per i più deboli e oppressi, possa servire proprio ad accelerare questo processo. Il volume si chiude con un implicito invito a tutti a guardare il cielo, "dove due stelle brillano più delle altre: sono le stelle di Felicia e Iolanda, che per rabbia e amore hanno difeso la memoria dei loro figli".
   

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