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Poliziotto ucciso 36 anni fa, l'imputato è in coma e salta udienza

Poliziotto ucciso 36 anni fa, l'imputato è in coma e salta udienza

A Napoli, al processo sull'agente ucciso per sventare una rapina

NAPOLI, 14 giugno 2024, 20:06

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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A causa delle gravi condizioni di salute di uno dei due imputati, in coma farmacologico per una polmonite, è stata rinviata l'udienza preliminare del processo, in corso davanti al gup di Napoli De Lellis, sull'omicidio, avvenuto ben 36 anni fa, del poliziotto Domenico Attianese, ucciso il 4 dicembre 1986 nella gioielleria Romanelli del quartiere Pianura di Napoli mentre cercava di sventare una rapina.
    Gli accusati sono Giovanni Rendina e Salvatore Allard, di 60 e 59 anni, che, secondo gli inquirenti, dopo avere bloccato i titolari della gioielleria, sotto la minaccia delle armi stavano saccheggiando il negozio quando sopraggiunse l'agente che durante la colluttazione venne ferito a morte alla testa da un colpo di pistola che sarebbe stato esploso dai banditi. Ad accorgersi della rapina e ad avvertire il poliziotto fu la figlia di Attianese, all'epoca 14enne. La famiglia abitava infatti a poca distanza dalla gioielleria.
    Nell'aula 416 del Nuovo Palazzo di Giustizia hanno manifestato la volontà di costituirsi parte civile la famiglia Attianese (con l'avvocato Gianmario Siani), la Fondazione Polis (con l'avvocato Celeste Giliberti) e il Comune di Napoli (con gli avvocati Nicola Massaro e Marzo Buzzo). L'udienza preliminare proseguirà il 25 giugno. 

   "Dopo 38 anni ci stiamo finalmente avvicinando a ottenere verità e giustizia per papà - commenta Carla Attianese, figlia della Domenico - io e la mia famiglia vogliamo ringraziare il Comune di Napoli e il sindaco Manfredi e con loro la Regione Campania e la Fondazione Polis per la richiesta di costituzione di parte civile, perché significa che anche dopo tanti anni, le istituzioni per le quali mio padre si è sacrificato non lo hanno dimenticato. Un grazie speciale anche al nostro avvocato di parte civile, Gianmario Siani, il nipote di Giancarlo oltre che un bravissimo professionista. È significativo che le nostre famiglie si ritrovino oggi unite in questa ricerca di verità e giustizia, a testimoniare con le nostre storie che la criminalità non può vincere. Adesso vediamo come proseguirà il processo, da parte nostra abbiamo sempre nutrito e continuiamo a nutrire fiducia nella giustizia e in chi la esercita".
   

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