È un amore che non si lascia
rinchiudere quello delle madri detenute per i propri figli e che
si celebra oggi, 9 maggio, nella Casa Circondariale "A.
Graziano" di Avellino, e il 13 maggio nella Casa Circondariale
"A. Caputo" di Fuorni, Salerno con il progetto S.Av.E. L.ove -
CuriAmo la Relazione, promosso dalla Fondazione della Comunità
Salernitana, selezionato dall'Impresa Sociale Con i Bambini
nell'ambito del Fondo per il contrasto della povertà educativa
minorile. Le iniziative sono organizzate in collaborazione con i
partner operativi nei rispettivi istituti.
La due giorni va oltre il semplice festeggiamento. "Mamme per
mamme" è il nome scelto e che nel segno di una moltiplicazione
tiene insieme storie di assenza e tentativi coraggiosi di
presenza. È un'occasione per restituire alle madri detenute un
pezzo di quotidianità genitoriale e ai loro figli un frammento
di normalità.
Attraverso giochi, laboratori espressivi, danze popolari, scambi
simbolici - come la consegna di piantine da parte dei figli e
quella di giocattoli nuovi da parte delle madri - si scriverà
una narrazione diversa del carcere: non è più solo un luogo di
pena, ma anche uno spazio di relazione. Il gesto del dono, qui,
parla di cura e legami. A Salerno sarà allestito anche un buffet
di dolci, preparati dalle mamme con la guida dei docenti
dell'Istituto Alberghiero "Roberto Virtuoso" di Salerno. In
questi giorni è in corso la raccolta di giocattoli nuovi e
confezionati (via Romualdo II Guarna, 11 - Salerno - infoline
089 253375) che rappresenta un ponte tra dentro e fuori.
"Il nostro vuole essere un invito alla comunità esterna a non
voltarsi dall'altra parte - sottolinea Antonia Autuori,
presidente della Fondazione della Comunità Salernitana - Una
madre in carcere sconta due pene: quella legata alla colpa e
quella della distanza. Ma non bisogna dimenticare che esiste il
diritto di essere genitore, nonostante tutto".
"Il progetto S.Av.E. L.ove - CuriAmo la Relazione, selezionato
da Impresa Sociale Con i Bambini nell'ambito del Fondo per il
contrasto della povertà educativa minorile, ha coinvolto
attivamente le direzioni penitenziarie e i partner territoriali
- aggiunge Maria Patrizia Stasi, coordinatrice del progetto -
confermando l'urgenza e la necessità di costruire percorsi di
umanità laddove sembrerebbe impossibile. In questi mesi c'è
stato un lavoro silenzioso e proficuo che sta accompagnando
tutti gli operatori ad acquisire nuove consapevolezze".
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