L'IA sempre più a supporto delle
competenze linguistiche dei lavoratori italiani. DeepL,
piattaforma di traduzione basata proprio sull'intelligenza
artificiale, ha condotto una ricerca a livello nazionale,
realizzata da YouGov nel mese di marzo 2025, che ha coinvolto
oltre 1.000 dipendenti e manager nostrani. Tra coloro che
utilizzano strumenti di traduzione basati sull'IA, sei
professionisti su dieci (60%) affermano di sentirsi più sicuri
nel comunicare in una lingua straniera. Inoltre, il 31% segnala
un miglioramento della comunicazione interna, e uno su cinque
(19%) attribuisce a questi strumenti un ruolo nel supportare
l'espansione verso nuovi mercati. "Le lingue non dovrebbero mai
rappresentare un ostacolo all'innovazione o alla crescita. In
Italia si sta assistendo ad una chiara richiesta di nuovi
strumenti più evoluti e affidabili" le parole di Jarek
Kutylowski, ceo e founder di DeepL.
Quasi un lavoratore italiano su tre (29%) dichiara di utilizzare
una lingua straniera sul posto di lavoro almeno una volta al
mese. L'inglese è la principale (92%), seguito a distanza da
francese (18%), spagnolo (14%) e tedesco (5%). La ricerca rivela
un certo divario tra i diversi ruoli: se il 49% dei manager usa
regolarmente sul lavoro una lingua straniera, la percentuale
scende al 26% tra gli altri dipendenti. Per molti professionisti
italiani, poter comunicare in altre lingue non è solo una
competenza, ma una chiave d'accesso a diverse opportunità: più
del 72% ritiene che la conoscenza delle lingue straniere
influenzi la crescita professionale: per il 37,5% è un fattore
decisivo, mentre per il 34,5% è determinante per accedere ad
alcuni ruoli specifici. Anche i professionisti più giovani
esprimono una maggiore sensibilità alla questione: circa la metà
(49%) degli under 45 afferma che le difficoltà linguistiche
limitano il potenziale globale delle loro aziende, contro il 44%
degli over 45.
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