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6 italiani su 10 usano l'IA per comunicare in altre lingue

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6 italiani su 10 usano l'IA per comunicare in altre lingue

Lavoratori più sicuri con strumenti professionali

ROMA, 12 maggio 2025, 11:05

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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L'IA sempre più a supporto delle competenze linguistiche dei lavoratori italiani. DeepL, piattaforma di traduzione basata proprio sull'intelligenza artificiale, ha condotto una ricerca a livello nazionale, realizzata da YouGov nel mese di marzo 2025, che ha coinvolto oltre 1.000 dipendenti e manager nostrani. Tra coloro che utilizzano strumenti di traduzione basati sull'IA, sei professionisti su dieci (60%) affermano di sentirsi più sicuri nel comunicare in una lingua straniera. Inoltre, il 31% segnala un miglioramento della comunicazione interna, e uno su cinque (19%) attribuisce a questi strumenti un ruolo nel supportare l'espansione verso nuovi mercati. "Le lingue non dovrebbero mai rappresentare un ostacolo all'innovazione o alla crescita. In Italia si sta assistendo ad una chiara richiesta di nuovi strumenti più evoluti e affidabili" le parole di Jarek Kutylowski, ceo e founder di DeepL.
    Quasi un lavoratore italiano su tre (29%) dichiara di utilizzare una lingua straniera sul posto di lavoro almeno una volta al mese. L'inglese è la principale (92%), seguito a distanza da francese (18%), spagnolo (14%) e tedesco (5%). La ricerca rivela un certo divario tra i diversi ruoli: se il 49% dei manager usa regolarmente sul lavoro una lingua straniera, la percentuale scende al 26% tra gli altri dipendenti. Per molti professionisti italiani, poter comunicare in altre lingue non è solo una competenza, ma una chiave d'accesso a diverse opportunità: più del 72% ritiene che la conoscenza delle lingue straniere influenzi la crescita professionale: per il 37,5% è un fattore decisivo, mentre per il 34,5% è determinante per accedere ad alcuni ruoli specifici. Anche i professionisti più giovani esprimono una maggiore sensibilità alla questione: circa la metà (49%) degli under 45 afferma che le difficoltà linguistiche limitano il potenziale globale delle loro aziende, contro il 44% degli over 45.
   

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