"L'imposizione di nuovi dazi doganali
infliggerebbe danni alle imprese e ai produttori, mettendo a
rischio un mercato florido per le nostre aziende", sottolinea il
presidente di Cia-Agricoltori Italiani, Cristiano Fini, stimando
che i nuovi dazi minacciati da Trump rischierebbero di far
saltare l'11% di tutto l'export agroalimentare italiano (69
miliardi), con un impatto economico devastante sulle eccellenze
del Made in Italy.
Il rischio, evidenzia la confederazione agricola, è ben
peggiore rispetto ai dazi del 2019 che ebbero effetto solo per
un anno e furono imposti al 10%, mentre adesso si ipotizza un
possibile 25%. Cia ricorda che i dazi doganali maggiorati
riguardarono formaggi, salumi e alcuni alcolici, mentre ora, ad
essere minacciati, sono anche prodotti come vino, olio
extravergine d'oliva e pasta e la durata potrebbe interessare
tutto il mandato presidenziale di Trump.
Tutto ciò avverrebbe in un momento in cui si può parlare
un vero e proprio boom di vendite tricolori negli Usa per
l'agroalimentare italiano, con 7,8 miliardi di euro e un +17%
sul 2023, che ha visto gli Stati Uniti scalzare, seppur di poco,
la Francia dal secondo gradino del podio dei paesi di
destinazione del nostro export agroalimentare. Per le vendite
estere di vino, gli Stati Uniti sono il primo mercato di sbocco
italiano, con quasi 1,7 miliardi euro e un peso sulle
esportazioni agroalimentari oltreoceano del 26%.
La percentuale è in crescita nel 2024 sull'anno precedente
(+7%), con un'impennata per i vini spumanti (+19%). Si tratta di
un'incidenza di quasi il 24% sull'export totale di vini
tricolore, molto più del diretto competitor transalpino, la cui
quota non arriva al 20%. Dopo il vino, troviamo i prodotti da
forno e farinacei, al cui interno rientra la pasta (805 milioni
di euro, pari al 12% del totale) e l'olio d'oliva (670 milioni
di euro, pari al 10%). I dazi Usa e il commercio estero
agroalimentare saranno uno dei temi di rilievo della X
Conferenza economica di Cia-Agricoltori Italiani che si terrà il
12 e 13 marzo a Roma.
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