BRUXELLES - Etichette poco veritiere dei prodotti a base di carne sotto la lente dell'associazione dei consumatori europei (Beuc) a Bruxelles. Scambio del nome di un prodotto per un altro, nessuna indicazione della presenza di acqua o della percentuale di carne presente, uso di additivi fuorilegge, questi alcuni punti emersi dal loro studio.
In Italia a condurre i test su 20 'kebabbari' di Roma e Milano è stato Altroconsumo nel febbraio scorso, da cui sono emerse due note dolenti: la cattiva igiene e l'uso di una carne al posto di quella indicata. In Belgio il 'filetto americano preparato' è diventato il 'preparato dello chef', dove la carne trita di manzo è stata integrata da quella di maiale, mentre gli spiedini marinati sono stati 'colorati' con additivi vietati. In Olanda crocchette fritte contengono la metà della quantità di carne indicata in etichetta, mentre in Portogallo si usano solfiti, un conservante non autorizzato per la carne fresca, che può causare gravi reazioni allergiche.
In Italia, su 20 esercizi, in otto casi non c'è corrispondenza con l'informazione data in negozio. "In particolare, quasi tutte le volte che ci è stato detto che il kebab era, oltre che di tacchino, anche di vitello, la presenza di carne bovina era praticamente nulla" si legge nell'articolo di Altroconsumo. Il kebab "di solo vitello" aveva invece solo tacchino e i due "vitello-tacchino" erano in realtà di "vitello-pollo" o "solo tacchino". A questo si aggiunge il fattore dell'igiene: sedici panini su venti incassano un giudizio pessimo.
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