ROMA - Le autorità ucraine e i separatisti filo-russi nel Donbass hanno compiuto oggi un controverso scambio di molte decine di prigionieri, che, avvolti in una spessa nebbia, hanno attraversato nelle due direzioni la linea di demarcazione al checkpoint di Mayorske, ad una decina di chilometri dalla autoproclamata Repubblica popolare di Donetsk. Il numero dei prigionieri coinvolti, ha poi reso noto il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, è alto: 200. Di essi, 76 sono tornati in Ucraina, mentre alle due autoproclamate repubbliche di Donetsk e Lugansk ne sono stati consegnati rispettivamente 61 e 63. Nel settembre scorso Kiev e Mosca avevano gia' peraltro effettuato lo scambio di 70 detenuti.
Tra loro c'era anche il regista ucraino Oleg Sentsov e 24 marinai ucraini catturati dalla Russia al largo della Crimea, nel novembre 2018, nonché una cosiddetta "persona di interesse" ritenuta in qualche modo coinvolta nell'abbattimento dell'aereo della Malaysia Airlines il 17 luglio 2014, in cui morirono 298 civili. Per l'Ucraina in particolare, lo scambio di oggi è stato però costellato di polemiche, perché la lista dei prigionieri da liberare includeva anche numerosi agenti della polizia antisommossa Berkut coinvolti nella violenta repressione delle manifestazioni del 2014 a Kiev, in cui furono uccise oltre cento persone. In una lettera aperta al presidente Zelensky, le famiglie delle vittime di quei giorni hanno ammonito che la liberazione di quegli agenti solleverà "un'ondata di proteste".
Secondo l'agenzia filo ribelli Luhansk Information Centre, citata da Bbc News online, inoltre, nove persone hanno deciso di rimanere in Ucraina dopo aver rifiutato di far parte dello scambio. Tuttavia, in ogni caso l'accordo sui prigionieri rappresenta un significativo passo in avanti, frutto del vertice di inizio dicembre a Parigi nel cosiddetto Formato Normandia, ovvero i presidenti russo Vladimir Putin e ucraino Zelensky (in un primo faccia a faccia) con il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel.
Un incontro dei quattro leader a lungo atteso per tentare di ridare vita agli accordi di Minsk del 2015, che prevedevano tra l'altro il ritiro delle armi pesanti, il ritorno del controllo di Kiev sulle frontiere ucraine, una maggiore autonomia per Donetsk e Lugansk e lo svolgimento di elezioni locali. Vale a dire, una accidentata roadmap per porre fine ad un conflitto che in cinque anni è costato la vita ad oltre 13 mila persone, da quando cioé la Russia ha annesso con la forza la Crimea e i ribelli sostenuti da Mosca hanno preso il controllo nel 2014 di parti del Donetsk e Lugansk. In questo quadro, Putin e Merkel oggi si sono parlati al telefono e, come ha reso noto il Cremlino, hanno definito "positivo lo scambio di detenuti che ha avuto luogo nella regione di Donetsk".
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