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Rutte ai ritardatari: "Presto al 2%, e non basterà"

Rutte ai ritardatari: "Presto al 2%, e non basterà"

Trump insiste. Tajani: "Il 5% del Pil alla Difesa è impossibile"

BRUXELLES, 24 gennaio 2025, 09:41

Mattia Bernardo Bagnoli

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Rutte ai ritardatari: "Presto al 2%, e non basterà" © ANSA/EPA

Rutte ai ritardatari: "Presto al 2%, e non basterà" © ANSA/EPA

BRUXELLES - Il segretario generale della Nato Mark Rutte torna a battere sul tasto dell'aumento delle spese militari dal palco di uno dei tanti eventi del World Economic Forum di Davos, tirando le orecchie in particolare ai Paesi ritardatari (tra cui l'Italia). "Arrivate presto al 2%, entro le prossime settimane", ha esortato ricordando che il target attuale - fissato 10 anni fa in Galles - a breve "non basterà più, nemmeno lontanamente, le ragioni ora mi sono ben note". Putin da un lato, Trump dall'altro. Con l'Europa che dovrà mettere mano al portafoglio.

Il 47esimo presidente sfrutta ogni occasione - Davos compresa - per sfoggiare il suo numero: il 5% del Pil in difesa. Per dire l'aria che tira, l'inviato di Trump per le Missioni Speciali, Richard Grenell, ha bacchettato in diretta Rutte - partecipavano allo stesso panel - per aver suggerito l'idea di estendere l'ombrello militare della Nato all'Ucraina mentre molti membri dell'Alleanza non pagano "la loro parte". "In America - ha messo in guardia - sarebbe un massacro". Grenell ha lanciato poi un'altra frecciatina a Rutte, citando l'Olanda - Paese di provenienza del segretario generale, che ha guidato fino a qualche mese fa - fra i Paesi che "non pagano abbastanza".

Ecco, il tema dei fondi alla difesa rischia di diventare a breve esplosivo perché si parla di una montagna di denaro e le risorse in molte capitali europee languono (come peraltro l'appetito per scelte difficili in materia di bilancio). Il ministro degli Esteri Antonio Tajani è stato molto netto al riguardo. "Per noi è impossibile salire al 5%, facciamo già un grande sforzo per arrivare al 2%", ha dichiarato ribadendo la necessità di "scorporare le spese dal Patto di stabilità". Ma il Patto è stato chiuso l'altro ieri per i tempi europei - a dicembre 2023 - e non si riscontra a Bruxelles una gran voglia di riaprirlo, benché davanti a queste cifre anche i custodi del rigore dei conti (in generale i nordici) stiano valutando la possibilità di soluzioni più 'creative'.

Già perché sui target Nato nemmeno gli eurobond - ammesso che si trovasse mai una quadra tra i 27, al momento improbabile perché la Germania è contrarissima - aiuterebbero, dato che si tratta di una misura strutturale, con impegni pluriennali, e non una soluzione emergenziale ad una crisi, come poteva essere il Covid. Il rischio dunque è che la politica europea dovrà aumentare gli stanziamenti alla difesa tagliando al contempo le risorse a settori delicati come scuole, sanità e pensioni: ma più ci si allontana da Mosca, meno si trova consenso tra i cittadini a un'ipotesi del genere.

Resta poi l'incognita della guerra in Ucraina. "Abbiamo bisogno che gli Stati Uniti rimangano coinvolti: se la nuova amministrazione Trump è disposta a continuare a rifornire Kiev dalla sua base industriale, il conto sarà pagato dagli europei", ha detto Rutte. "Ne sono assolutamente convinto, dobbiamo essere disposti a farlo", ha sottolineato. Ecco, qui potrebbe anche rientrare la strategia della riduzione del disavanzo della bilancia commerciale tra Ue e Usa, che sta intrecciando diversi dossier. Ma si torna sempre allo stesso punto: una pioggia di quattrini. 

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