"E' un passo nella giusta
direzione ma non si tratta di una svolta". Lo afferma Guntram
Wolff, analista del Bruegel Institute di Bruxelles, commentando
il piano sulla difesa presentato da Ursula von der Leyen. Wolff
è l'autore di un recente rapporto molto citato sulle esigenze
per rimpiazzare il sostegno americano in Europa.
"Il nodo principale - prosegue - è che non c'è nulla di serio
sui fondi comunitari e sull'incentivazione degli appalti
congiunti: il rilassamento del Patto di stabilità può aiutare
alcuni Paesi ma alla fine resteranno le restrizioni per i Paesi
ad alto debito, come la Francia e l'Italia, che dovranno
comunque prendere decisioni politiche". In pratica i mercati
terranno d'occhio i singoli Paesi sulla base del loro spazio di
bilancio.
Nel caso di Berlino, invece, la camicia di forza viene dalle
regole interne e va ancora capito, dato che il nuovo governo è
in via di definizione, come finirà sul tema del debito sì debito
no. "Nella lettera agli Stati membri von der Leyen parla di
prestiti - precisa - per la parte di finanziamenti comunitari
(in tutto 150 miliardi, ndr) e questo significa che il debito
ricadrà sui bilanci nazionali". Anche per quanto riguarda
l'incentivazione degli appalti congiunti Wolff reputa che il
piano faccia "molto poco".
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