BRUXELLES, 25 MAR - In Arabia Saudita si delineano i contorni di un primo accordo tra Russia e Ucraina per fermare la guerra (tutto da verificare) e, sempre che l'intesa non crolli sotto il peso dei dettagli ancora da chiarire, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky domani a Parigi potrà chiedere a Emmanuel Macron, nel corso di una cena di lavoro all'Eliseo, come intendono muoversi ora i volenterosi per assistere Kiev quando - e se - verrà raggiunto un cessate il fuoco. L'Onu, intanto, è disponibile a un ruolo di monitoraggio sulla futura tregua, se ci saranno le condizioni giuste.
Zelensky, dunque, ha lanciato un appello agli alleati sull'eventuale missione di peacekeeping dopo l'eventuale tregua con la Russia, a due giorni dal nuovo vertice dei volenterosi convocato giovedì nella capitale francese: "Il nostro compito è quello di arrivare al risultato di capire chi abbiamo e chi è pronto", ha detto. Il Cremlino però ha sempre rifiutato di prendere in considerazione la presenza in Ucraina degli europei, a qualsiasi titolo, perché visti come parte in causa. "Questi sognatori stanno dimostrando la loro totale incompetenza politica ogni giorno che passa", ha sferzato il ministro degli Esteri russo Serghei Lavrov commentando nuovamente l'idea di forze europee di 'peacekeeping in Ucraina.
Jean-Pierre Lacroix, sottosegretario del Segretario Generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, con delega alle Operazioni di pace, ha delineato il quadro di un possibile intervento dell'Onu nel corso di un incontro a Bruxelles con alcune testate, tra cui l'ANSA. Innanzitutto "è necessario che siano d'accordo le parti che firmano la tregua" e poi "serve un mandato" da parte del Consiglio di Sicurezza. L'ipotesi, in ogni caso, non è da escludere.
"Si tratterebbe di una forza che monitora il rispetto del cessate il fuoco, che è cosa ben diversa dalle garanzie di sicurezza di cui si parla", ha sottolineato Lacroix, che venerdì sarà a Roma. Insomma, si tratterebbe dello scenario a 4 livelli d'interposizione che rimbalza tra le cancellerie, cosa ben diversa del primo timido ok di oggi alle tregue parziali sul Mar Nero e le infrastrutture energetiche.
Il dibattito quindi su come dovranno articolarsi i "dispositivi di sicurezza" per l'Ucraina, in modo da evitare che Vladimir Putin torni di nuovo alla carica, è lontano dall'essere concluso e a Parigi i leader saranno chiamati a trovare dei punti fermi: truppe in territorio ucraino o dentro i confini europei? Con o senza l'uso dei jet? E con quali regole d'ingaggio? L'Unione Europea in questa fase non tocca palla e assiste dagli spalti, con apprensione.
Nelle more dell'intesa tra Mosca e Washington sembra inoltre esserci la revoca di alcune sanzioni Usa. Ebbene, l'Ue cosa farà al riguardo? Viktor Orban ha appena dato il via libera al rinnovo delle misure restrittive sino a luglio principalmente su imbeccata di Donald Trump. Ma è una posizione che può mutare. Il ministro degli Esteri ungherese, Péter Szijjártó, salutando con favore l'intesa di Riad non a caso ha definito i colloqui tra Stati Uniti e Russia come "l'unica via per la pace" e ha invitato Bruxelles a "non ostacolarli".
Riproduzione riservata © Copyright ANSA