Nessun dietrofront. Strasburgo dice sì alla revisione del regolamento sulle emissioni di CO2 di auto e furgoni per concedere più flessibilità ai produttori nel raggiungimento dei target di emissioni, scongiurando per ora l'imposizione di multe a chi non vi si adegua. Con 458 voti a favore, 101 contrari e 4 astenuti, l'Aula ha sostenuto la modifica mirata proposta dalla Commissione europea a inizio aprile per permettere alle case auto di calcolare la conformità ai limiti su una media di tre anni (2025-2027), anziché su base annuale. Aiutando così i costruttori a rispettare il tetto di 93,6 grammi di CO2 per chilometro, previsto a livello di flotta, con la compensazione di eventuali ammanchi in uno o due anni con prestazioni migliori negli altri. Un emendamento anti-multe - nucleo centrale del piano ad hoc per l'automotive presentato a marzo - era stato messo a punto dalla squadra di Ursula von der Leyen per alleviare il comparto da una stangata stimata per circa 16 miliardi di euro.
A Strasburgo è stata ampia la maggioranza che ha blindato l'intervento di flessibilità, frutto di un intenso pressing di capitali e case auto su Palazzo Berlaymont. Un intervento che tuttavia ha diviso maggioranza e opposizione a Roma. A sostegno del testo si sono espressi Forza Italia, Pd e Fratelli d'Italia. Contraria invece la Lega, che con una nota di Silvia Sardone motiva il 'no' come la necessità di andare oltre: "Rimodulare in tre anni le multe è troppo poco, troppo tardi", serve "l'eliminazione totale del Green Deal". Sullo stesso fronte di contrari anche gli eurodeputati di M5s e Avs. Al testo erano stati presentati diversi emendamenti per allungare il periodo di flessibilità fino al 2029 - a firma Ecr - e per invertire la rotta sullo stop ai motori termici dal 2035 come previsto dal regolamento. Ma non hanno incassato il sì dell'Aula. Per chiudere l'iter legislativo manca l'ultimo, ormai formale, via libera da parte dei Ventisette atteso nei prossimi giorni. Ma a Bruxelles la battaglia per ammorbidire le regole sull'automotive è appena iniziata.
Entro fine anno la Commissione aprirà il cantiere di una più ampia revisione del regolamento che non toccherà il bando ai motori termici dal 2035 ma permetterà di sancire nero su bianco il principio di 'neutralità tecnologica' per i carburanti, caro all'Italia. Aprendo così la strada a nuove o altre tecnologie per il mercato post-2035, quando i motori a combustione interna, diesel e benzina, non potranno essere più venduti. Una finestra di opportunità per ottenere ancora maggiore flessibilità che non solo assicurerà un futuro sul mercato per gli e-fuels - come richiesto da Berlino - ma che per l'Italia potrebbe significare riaprire la partita dei biocarburanti.
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