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A Roma Jan Garbarek, "sono diventato una specie di spugna"

A Roma Jan Garbarek, "sono diventato una specie di spugna"

Il sassofonista alla Casa del Jazz con il suo gruppo

ROMA, 26 giugno 2023, 16:07

Redazione ANSA

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"Durante gli anni sono diventato una specie di spugna. Si può dire che la musica che facciamo sia un vero ibrido imbastardito. È un mix''. Jan Garbarek spiega così l'approccio con la musica che fa di ogni suo concerto una esperienza particolare. Il sassofonista norvergese sarà a Roma il 28 giugno per uno spettacolo molto atteso alla Casa del Jazz con il suo gruppo - il pianista tedesco Rainer Brüninghaus, il bassista brasiliano Yuri Daniel e il percussionista indiano Trilok Gurtu. Sulla scena da oltre cinquant'anni, Garbarek ha influenzato schiere di musicisti con il suo stile lirico, vocale, etereo, meditativo. Non è un caso se il disco di musica antica e brani liturgici in latino ''Officium'' registrato nel 1993 con il quartetto vocale The Hilliard Ensemble sia tuttora l'album più venduto della prestigiosa etichetta discografica Ecm. Il musicista scandinavo a 76 anni continua a misurarsi con esperienze musicali nuove, preferibilmente nei concerti dal vivo. "Cerco solo di suonare ciò che io stesso vorrei ascoltare - spiega -. Non posso prevedere o anticipare ciò che prova l'ascoltatore. Ma quando i musicisti sentono che sono dentro al ritmo, è un incantevole momento di pura felicità, è assoluta euforia." Figlio di un ex prigioniero di guerra polacco e della figlia di un contadino norvegese, ha raccontato di essere stato ispirato negli anni Sessanta più da John Coltrane che dai Beatles. Proprio a Oslo, dove è nato, fu stregato da un concerto del musicista indiano Ravi Shankar, all'epoca non ancora famoso.
    Ama anche le canzoni norvegesi, la musica elettronica della figlia Anna, le sonorità africane e la musica contemporanea.
    Quanto al suo essere spugna, precisa: "Non si tratta di raggiungere un qualsiasi tipo di perfezione o rimanere fedele a una certa tradizione. In effetti, è proprio l'opposto. Può essere di gran lunga più interessante lasciare alcune cose nell'area dell'ignoto. Dobbiamo piuttosto curare e andare avanti con le nostre imperfezioni, che fuggire da esse".
   

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