"Non pensate di essere stati
imprudenti ad andare con una telecamera a vicolo di Porta
Furba?" Così il difensore di un appartenente alla famiglia
Casamonica si è rivolto oggi in aula ad un giornalista del Tg2
sentito come testimone nel processo a carico di quattro
esponenti del gruppo criminale attivo nell'area est di Roma
accusati di violenze nei confronti di alcuni giornalisti.
Atti intimidatori avvenuti nel luglio 2018 mentre stavano
documentando gli arresti nel corso dell'operazione Gramigna a
Porta Furba.
Alla domanda del difensore, il reporter Piergiorgio Giacovazzo
ha risposto che si trovava lì per svolgere, in un luogo
pubblico, il suo lavoro. E' intervenuto quindi il giudice,
Valerio Di Gioia, che si è rivolto al difensore affermando: "Qui
siamo in una aula di giustizia, nessuno può accreditare l'idea
che possano esistere spazi pubblici inaccessibili per la
stampa".
Quel giorno, secondo quanto ricostruito dagli inquirenti, i
giornalisti si erano recati a Porta Furba per documentare le
operazioni delle forze dell'ordine. Alcuni cameramen furono
aggrediti e furano lanciati alcuni bastoni verso le troupe. Nel
processo si sono costituiti parte civile l'Fnsi e la Rai, oltre
ai giornalisti Bulfon e Giacovazzo, tutti rappresentati
dall'avvocato Giulio Vasaturo. In aula era presente il
presidente dell'Fnsi Vittorio Di Trapani.
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