"Ho pensato dall'inizio a questo
film come la mia utopia politica che volevo condividere con le
altre persone. Non volevo che il pubblico compatisse le persone
trans, vedendo gli ostacoli che si incontrano per vivere la
propria identità. Per me essere trans è la migliore delle cose
che mi sia mai capitata nella vita". Lo dice unendo garbo e
energia, Paul B. Preciado lo scrittore, filosofo, attivista
spagnolo, al debutto come regista con Orlando, my political
biography, alla Festa del Cinema di Roma nella sezione Best of e
a febbraio 2024 in sala con Fandango. Nel docufilm, che ha
esordito alla Berlinale Preciado, rilegge un libro simbolo per
la sua vita, Orlando di Virginia Woolf, nel quale il
protagonista, cambia sesso in maniera armoniosa, nel bel mezzo
della storia. Una narrazione che il filosofo scandisce con i
racconti in prima persona, uniti alle parole della scrittrice
inglese, di 25 ideali 'Orlando' di oggi, tutte persone trans e
non binarie (Preciado compreso) , dagli 8 anni ai 70 anni. Un
legame con l'oggi, che il filosofo ha sottolineato anche
scegliendo di sfilare sul red carpet di Roma, con la Orlando
March, una marcia civile con il coordinamento del Mit-
Movimento di Identità Trans e in collaborazione con varie
associazioni che operano su tutto il territorio nazionale -
Gender X, Mixed, Sunderam Identità Transgender Torino Onlus,
Associazione Trans Napoli. "E' un libro che ho letto da
teenager" e "pur sapendo che fosse fiction, era intitolato
'Orlando - una biografia'. Ho pensato, 'se questo libro è reale,
la mia vita è possibile'". Quando Preciado lo ha letto, "niente
intorno a me poteva spiegarmi come sarebbe potuta essere la mia
vita. Sono cresciuto in una società molto cattolica e non c'era
nessun appiglio che mi potesse autorizzare a pensare di poter
essere una persona non binaria, che non si riconoscesse solo
come maschio o come femmina". E' importante a ogni livello "non
farci imporre cosa pensare dagli altri. Se cediamo, non c'è
libertà, non c'è democrazia". Le imposizioni "iniziano ancora
prima di nascere, da quando ci identificano come bambino e
bambina, ma quella è una diagnosi clinica, mentre sarà la nostra
realtà a definirci".
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