La Corte d'appello di Perugia ha
confermato la condanna di primo grado a otto mesi per omicidio
colposo a carico di una dermatologa romana in relazione alla
morte per un melanoma cutaneo, cinque anni fa, della
trentaseienne Giulia Cavallone, giovane magistrata che all'epoca
svolgeva le proprie funzioni presso il tribunale penale
capitolino.
Il collegio ha accolto integralmente le richieste del
procuratore generale Paolo Barlucchi e del collegio dei legali
delle parti civili, gli avvocati Stefano Maccioni e Nicola Di
Mario.
Secondo la ricostruzione accusatoria, la giudice si era
rivolta alla dermatologa per un neo che aveva sulla gamba
sinistra ma sarebbe stata rassicurata sentendosi dire che si
trattava una verruca. I periti di ufficio nominati dalla Corte
d'appello, hanno ritenuto che il ritardo nella formulazione
dell'esatta diagnosi ha comportato l'evolversi della neoplasia.
Nell'attesa di conoscere le motivazioni della sentenza di
appello, i familiari hanno annunciato che "continueranno la loro
battaglia, anche con attività di sensibilizzazione nella
prevenzione dei tumori, perché quanto accaduto a Giulia non
debba ripetersi".
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