La vita di povertà e fatica delle
donne messicane, i loro vistosi costumi tradizionali, la
fierezza del loro volto mentre camminano spedite portando sul
capo pesanti recipienti: è alle Tehuane incontrate nel sud del
Messico, a Tehuantepec, durante un viaggio di sei mesi, da
giugno a ottobre del 1929, che Tina Modotti dedicò alcuni degli
scatti più autentici, carichi di quel realismo, di quella
sensibilità e di quell'umiltà che hanno reso rivoluzionaria la
sua fotografia. La sua figura poliedrica di fotografa, attrice e
attivista politica è al centro della mostra "Tina Modotti.
Donna, fotografa, militante. Una vita fra due mondi", in
programma dal 14 maggio al 21 settembre al Museo di Roma in
Trastevere.
Un allestimento rigoroso, composto da 60 fotografie accanto a
lettere, testi, documenti e articoli, per inquadrare e
documentare le tante vite vissute da Modotti, la sua opera, la
militanza e gli ideali, ma anche gli amori di una donna libera e
anticonformista, ancora non del tutto conosciuta in Italia. Nata
a Udine nel 1896 e morta a Città del Messico nel 1942, Modotti
fu nomade per tutta la sua esistenza: dopo essere emigrata negli
Usa da giovanissima, si stabilì con il fotografo Edward Weston,
suo compagno e mentore, in Messico. Qui, immersa in una realtà
sociale complessa, sviluppò il suo stile, con l'obiettivo della
macchina fotografica usato come strumento di indagine e
denuncia, e conobbe figure di spicco come Diego Rivera, Frida
Khalo e Siqueiros, aderendo al Partito Comunista.
La mostra - a cura dell'associazione Storia e Memoria Aps di
Albano Laziale, in collaborazione con la segreteria di Cultura
del governo del Messico, l'archivio della Fototeca dell'Istituto
Nazionale di Antropologia e Storia (Inah) della città di Pachuca
Hidalgo che ha fornito tutte le fotografie - svela la passione e
la tenacia di Modotti nel raccontare il Messico più povero e
operoso, la forza degli "ultimi" e l'impegno degli attivisti,
coprendo un arco temporale che dal 1923 arriva fino al 1930, con
le ultime foto scattate durante l'esilio di Berlino (dopo esser
stata espulsa per le sue attività politiche).
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